mercoledì 5 maggio 2010

Bonface è stato sepolto

La celebrazione e’ stata semplice e commovente.


Per Bonface abbiamo preparato una bara e ci siamo stretti attorno a lui con una Messa in lavanderia, a cui hanno partecipato molti membri dello staff e parecchi ricoverati. Ringraziamo di cuore Father John Peter per la sua disponibilita’.
Dopo l’Eucaristia, lo abbiamo accompagnato in processione fino al nostro cimitero, dove lo abbiamo “deposto” in una fossa appositamente scavata per lui.
Non potevamo metterlo nella fossa comune!
Siamo la sua unica famiglia, in quanto neppure i nonni hanno accettato di essere presenti al funerale.
Lo abbiamo accompagnato con canti mesti, e con le lacrime agli occhi. Poi lo abbiamo deposto sulla nuda terra ed abbiamo recitato le ultime preghiere di saluto.
I membri dello staff, alcuni pazienti, e Mururu, in rappresentanza di tutti i ragazzi del centro Buoni Figli, hanno deposto un fiore sulla sua tomba
Le comunita’ dei Fratelli e delle Suore erano presenti quasi al completo. I volontari c’erano tutti.
C’era anche Ken, il quale, poverino, non sa neppure cosa sia successo al gemellino! (Lo vedete in braccio a Dorothy nell’ultima foto).
Ken e’ anche lui cardiopatico; abbiamo fatto una lastra del torace che ha dimostrato un cuore enorme; ma la settimana prossima verra’ il cardiologo di Emergency, e speriamo di poterlo salvare in tempo.
Bonface ora riposa nella nuda terra, insieme a centinaia di altri bambini e adulti morti in ospedale, ed a pochissima distanza dai Buoni Figli defunti e da Fr Giovanni Bosco.


Fr Beppe a nome di tutta la comunita’ di Chaaria

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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