Alle 6 il cielo ad oriente e’ rosso fuoco, e guardarlo per qualche attimo mi da’ pace e mi porta lontano... non so neppure dove! E’ questo il momento in cui spengo la sveglia maledicendola, e poi apro le tende e la finestra, implorando la frescura del mattino di aiutarmi a rimuovere dalle membra un torpore mortale ed un senso di estrema pigrizia. Abbasso gli occhi e scorso le mucche, ancora comodamente sdraiate ed addormentate nel loro recinto. I maiali invece hanno gia’ iniziato e fare un baccano della malora, cosi’ come i maledetti tacchini che normalmente disturbano il mio riposo gia’ verso le 5. Non parliamo poi dei galli che qui pare abbiano perso la nozione del tempo, e cominciano a cantare a volte gia’ dalle 3.30.mercoledì 15 giugno 2011
Il tempo a Chaaria
Alle 6 il cielo ad oriente e’ rosso fuoco, e guardarlo per qualche attimo mi da’ pace e mi porta lontano... non so neppure dove! E’ questo il momento in cui spengo la sveglia maledicendola, e poi apro le tende e la finestra, implorando la frescura del mattino di aiutarmi a rimuovere dalle membra un torpore mortale ed un senso di estrema pigrizia. Abbasso gli occhi e scorso le mucche, ancora comodamente sdraiate ed addormentate nel loro recinto. I maiali invece hanno gia’ iniziato e fare un baccano della malora, cosi’ come i maledetti tacchini che normalmente disturbano il mio riposo gia’ verso le 5. Non parliamo poi dei galli che qui pare abbiano perso la nozione del tempo, e cominciano a cantare a volte gia’ dalle 3.30.Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.
Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.
Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.
Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.
Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.
E poi, andare dove?
Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.
Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.
Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.
Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.
Questo è quello che facciamo, ogni giorno.
Fratel Beppe Gaido
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