Mi ha commosso quando le
ho chiesto la ragione del lungo viaggio verso Chaaria, perche’ mi ha risposto:
“kwa sababu hapa ni Kenyatta ndogo” (perche’ qui e’ il piccolo Kenyatta;
riferendosi all’ospedale universitario di Nairobi).
Anche se non aveva la
vescica completamente piena, l’ecografia e’ stata illuminante: formazione
iperecogena, rotondeggiante, con evidente cono d’ombra posteriore.
Certamente si trattava di
un calcolo.
Durante l’easme
sonografico, ho messo la paziente sul fianco e, con mia grande gioia, ho notato
che la pietra si spostava verso la parte piu’ declive della vescica.
La difficolta’ piu’
grossa dell’intervento era certamente costituita dalla cicatrice da pregresso
cesareo e dalle aderenze tra fascia, muscoli e parete vescicale.
Siamo comunque riusciti
ad aprire la vescica per via sovrapubica,senza intaccare il peritoneo. Abbiamo
usato la stessa tecnica impiegata nelle prime fasi della prostatectomia
transvescicale.
La pietra c’era ed era
molto grossa. Fortunatamente era libera in cavita’ e non ho avuto difficolta’
ad estrarla.
Il sanguinamente e’ stato
minimo.
Ora la paziente dovra’
tenere il catetere per 8 giorni, come facciamo per i prostatectomizzati, ma
fortunatamente non c’e’ ematuria.
La calcolosi vescicale e’
rarissima a Chaaria, soprattutto nella donna. Qualche volta la troviamo come
complicazione della cronica ritenzione urinaria in pazienti di sesso maschile
con ipertrofia prostatica.
Fr Beppe Gaido
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