Sawa Sawa
Noi a questo "qualcuno" porgiamo infinite scuse. Ma ciò che è contenuto in questa pubblicazione è quello che può accadere ogni giorno in un qualsiasi angolo d'Africa, e non solo in Africa, e non solo per responsabilità degli africani.
In ogni modo, per i temi trattati e per le immagini riportate, consigliamo gli adulti di assistere i bambini nella consultazione del volume.
Infine ricordiamo che i nomi di persona citati sono puramente casuali, eccetto quelli di Fratel Giuseppe (Beppe) e Fratel Lorenzo (Renzo).
Gli autori
Presentazione di Ernesto Olivero
SALUTE E SVILUPPO
Questo libro si giustifica per quello che propone: un viaggio in un'Africa che nessuna agenzia turîstica al mondo si sognerebbe di inserire nelle proprie formule. Fra fetide periferie africane e savane incontaminate, il volontariato odontoiatrico dell'APA rappresenta, al di là della sua innegabile utilità, l'occasione di un percorso spirituale che spesso si confronta con la fame, l'indigenza, la disperazione e con inevitabili e prepotenti riflessioni che mettono a dura prova la ragione e la fede.
All inclusive, nel vero senso del termine; l'autore ci guida, con linguaggio semplice e a tratti provocatorio, fra i meandri di un'Africa sconosciuta, dimenticata, scomoda, contraddittoria, ma allo stesso tempo autentica e splendida, per la sua natura e per la dignità della sua gente.
Nello spietato panorama dei bisogni di quei popoli, il dentista può avere un posto e un senso? Forse si, ma probabilmente ciò che più conta é l'avvicinarsi a loro con umiltà e rispetto, procedendo adagio e con calma; "pole pole", appunto.
Andrea Moiraghi è un medico odontoiatra torinese, specialista in pediatria e ortodonzia.
Da dieci anni è impegnato nel volontariato odontoiatrico in Africa e più recentemente in Torino, presso il centro medico del Sermig. Nel 1999 con un gruppo di colleghi-amici ha fondato APA (Amici Per l'Africa), un'associazione umanitaria nata da medici, odontoiatri, odontotecnici e assistenti dentali, che ha lo scopo di portare un aiuto professionale a chi, nell'Africa della povertà, non potrà mai beneficiare di cure dentali.
"Il nostro sogno per Chaaria" è ancora in divenire; tante cose sono ancora da fare, ed altre sono ormai iniziate ma non portate a compimento.
Da sempre le lettere ci hanno tenuti in comunione, e ci hanno permesso di condividere impressioni, idee ed aspirazioni. Esse possono sia aiutare coloro che ancora non sono venuti a Chaaria perchè danno una visione della situazione e delle problematiche da noi incontrate quotidianamente, sia incoraggiare ed entusiasmare coloro che hanno ormai concluso la loro esperienza in quanto li portano a rivivere tanti sentimenti provati durante il tempo trascorso qui con noi.
Il mio augurio è che questa semplice raccolta faccia piacere a tutti voi che leggete, e che ci aiuti ulteriormente a crescere in quella comunione di intenti che ci ha mantenuti uniti fino ad oggi.
Un particolare ringraziamento alla "Associazione Volontari Mission Hospital Chaaria" che mi ha incoraggiato e sostenuto nella fatica di questa seconda edizione, che ha sostenuto le spese di pubblicazione.
Dio vi benedica tutti e vi ricompensi.
Fr. Beppe Gaido (Chaaria, 2 Febbraio 2007)
I due religiosi Fratel Giuseppe Gaido e Fratel Maurizio Scalco ci descrivono molto bene le condizioni di vita di quelle popolazioni flagellate dalle malattie, dalla fame e dalla solitudine umana.
Le Suore, i Fratelli ed i Sacerdoti cottolenghini che operano quotidianamente in queste Missioni aiutano i Poveri a ritrovare la dignità personale che è calpestata dall'egoismo e dalle ingiustizie ai quali invece dobbiamo rispetto ed amicizia.
La nostra Associazione è impegnata ormai da anni con un servizio di volontariato costante per affiancare l'opera della Piccola Casa della Divina Provvidenza, inviando aiuti materiali e risorse umane qualificate per affrontare questa situazione che non ci può in coscienza lasciare tranquilli.
La crudezza e la drammaticità dei resoconti che talvolta leggiamo non possono far scremare la speranza e la forza per andare avanti, perchè nonostante tutto possiamo osservare che i nostri Volontari, le Religiose ed i Religiosi affrontano con determinazione e serenità situazioni difficili.
Questo è il metodo giusto per trasformare eventi negativi in positivi.
A loro va il ringraziamento e stima per quanto fanno, come pure alle loro famiglie che li assecondano in questa impegnativa lotta al dolore ed alla sofferenza.
Lino Marchisio (Il Presidente)
Gigi è un elettricista di professione, ma sa fare l'idarulico, il muratore, l'elettrotecnico e l'imbianchino. Ha progettato e fatto carrozzine a Tuuru per disabili; la moglie è stata al suo fianco e gli ha fatto da garzone aiutandolo in ogni cosa.
Sono stati per noi una bella testimonianza di vita e di impegno concreto, nel mettersi a disposizione del più povero.
L'intero ricavato andrà devoluto per le missioni cottolenghine. Chi è interessato può inviare una mail al seguente indirizzo: trap2005@alice.it
“In Italia c’è qualcosa che non c’è” – dirà nel suo viaggio di ritorno, egli teme di scoprire, paradossalmente, una povertà interiore. Con poche semplici parole, descrive le incongruenze di questo continente, dove ancora si muore di parto, di fame e dove l'acqua, per noi è un bene scontato, lì è qualcosa di prezioso e determinante per la vita. Durante la permanenza al Cottolengo Centre non si vedono lacrime ne capricci o lamenti nel soffrire degli Africani. Qui il dolore prende un’altra dimensione, si esprime e segue dei connotati che non sono solo fisici ma culturali e la malattia, come la morte, non costituisce tabù e viene vissuta senza alcun bisogno di essere demonizzata o rimossa. La paura sembra farsi irrilevante e la dignità di fronte alla sofferenza pare irrobustirsi perfino nei bambini.
“Abari” (come stai?)
“Nzuri sana” (molto bene). Questo è il dialogo essenziale tra Mariano e un bambino affetto da malaria.
E ancora Samuel dirà: “Se mi medichi tu sono tranquillo, perché so che quando io sento dolore lo stai sentendo anche tu”.
Mariano De Mattia presta la sua opera in Africa come professionista, ma emerge ovunque, quasi fosse una virtù dovuta, il Mariano come uomo.
La grandezza dell’autore sta nel suo modo particolare di affrescare con le parole ogni forma di umanità e di solidarietà che si respira nel Cottolengo Centre. Nonostante tutto, dice, la gente è ancora capace di sentirsi felice, il valore dell'ospitalità è ancora sentito come condivisione di quel poco che si ha... Tra le pagine Africane riesce a descrivere armoniosamente quella dimensione antropologica e culturale quasi come se fosse raccontata dal di dentro, in forma autoctona. Con disinvoltura penetra nei particolari di un popolo che vive nella miseria e nella precarietà tra la vita e la morte, ma che mantiene quasi geneticamente saldi quella fermezza e quel sorriso immutato e ricamato sulle bocche della gente.
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