martedì 27 gennaio 2009


Oggi la comunita’ di Chaaria ha gli occhi gonfi di lacrime perche’ salutiamo 4 nostri Fratelli che voleranno domani per l’Italia. Li vedete nella foto: sono Bro Godfrey, Bro Simon, Albert e Wilson. Si fermeranno a Torino per alcuni anni al fine di proseguire con la loro formazione religiosa.
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La comunità di Torino sara’ arricchita dalla presenza di queste nuove vocazioni che porteranno piu’ internazionalita’ e freschezza. Naturalmente i nuovi Fratelli saranno anche malati di nostalgia per alcuni mesi, per cui, se potete, andateli a trovare e fateli sentire a casa in Italia. E’ chiaro che per loro sarà molto dura in una nazione che non conoscono, tra gente vct0724.JPGcompletamente nuova che parla una lingua a loro in parte ancora sconosciuta e si comporta con modelli culturali molto lontani dai loro.
Noi li accompagniamo con la preghiera e la fraternità; voi tutti accoglieteli con amicizia.
Immagine 084.jpgCon la partenza di Bro Godfrey mi sento anche di segnalare il grande lavoro da lui compiuto nella sala denti fino ad oggi compreso.
Da domani, il settore odontoiatrico sara’ ancor piu’ “azzoppato” di quanto non lo sia stato fino ad oggi.
Fratel Godfrey aveva imparato dai volontari, e soprattutto da Daniele, a fare otturazioni e cure. Ora questo servizio sara’ bloccato completamente, perche’ ne’ io, ne’ Sr Florence possiamo andare al di la’ delle estrazioni.
Proprio per questo, desidero chiedere ai dentisti che eventualmente leggessero questo blog, di mettersi in contatto con l’associazione e di iniziare una specie di catena della solidarieta’, in modo che il nostro ambulatorio dentistico possa ancora essere significativo ed importante per le persone che afferiscono a Chaaria.
Abbiamo bisogno di volontari in questo campo, dove, per circostanze varie, siamo ora del tutto scoperti.

Grazie a coloro che raccoglieranno questo mio appello.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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