sabato 24 gennaio 2009

Progetto Occhiali per l'Africa

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1. Le finalità del progetto


07. Interpupillometro donato.JPGIl progetto “Occhiali per l’Africa” è nato nell’anno scolastico 2004-2005 con tre finalità
• Offrire agli studenti ottici, con abilità nelle attività di laboratorio, l’opportunità professionale di produrre occhiali per pazienti reali sulla base di specifiche prescrizioni optometriche
• Aiutare Strutture sanitarie che operano nel Terzo Mondo in favore delle popolazioni più povere, dando loro la possibilità di offrire occhiali da vista ai pazienti poveri senza doverli pagare.
• Realizzare una concreta collaborazione tra Scuola, Istituzioni, Aziende e Strutture sanitarie del settore ottico, nello spirito della tanto auspicata integrazione che vuole le scuole inserite nel loro territorio e capaci di una formazione integrale dei giovani.


Attualmente produciamo gli occhiali per l’Ospedale del Cottolengo a Chaaria, una zona poverissima del Kenya. Riceviamo le prescrizioni via e-mail e spediamo gli occhiali a Torino, da dove raggiungono Chaaria nella valigia dei volontari che quasi ogni mese vi si recano.


2. Gli occhiali prodotti


Nell’ambito del progetto
• abbiamo costruito 82 occhiali su prescrizione specifica inviata da Chaaria: tra questi segnalerei 2 occhiali progressivi, 8 occhiali bifocali e 22 occhiali per persone ipovedenti di età compresa tra i 6 e i 24 anni, con lenti da –5, -6, -7, -10, -11, -12, -15, +13;
• abbiamo inviato anche 1327 occhiali da lettura premontati di varia gradazione e tipologia (954 chiari e 373 bifocali ombrati).

Gli occhiali vengono realizzati durante le ore curricolari di laboratorio come attività di eccellenza. Ora vi mostriamo come.
(Presentazione dell’attività in laboratorio, dalla lettura della prescrizione all’occhiale finito e confezionato, compreso il cartellino ottico)



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3. La ricaduta dell’attività sugli studenti


Le parole degli studenti:
In ogni esercitazione di laboratorio ottico noi realizziamo un occhiale; sappiamo però che quell’occhiale non sarà mai usato da nessuno. Quelle lenti saranno buttate.
Quando invece costruiamo un occhiale per l’Africa sappiamo che è tutto vero, ci sentiamo veramente ottici e ci rendiamo conto di collaborare ad un’opera sociale molto importante.
Quando si montano occhiali per pazienti dell’Africa siamo molto concentrati; dobbiamo cercare di non sbagliare … anche per non ritardare la spedizione.
Montiamo anche lenti molto particolari, che a scuola non monteremmo mai:
immaginatevi di montare lenti + 13 gradi per una ragazza di 20 anni!
È una grande soddisfazione: quella ragazza non ci vede, ma con i nostri occhiali ci vedrà!


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4. Le collaborazioni che si sono sviluppate intorno al progetto e la spedizione degli strumenti

Collaborando con il Cottolengo ci siamo resi conto che il loro ambulatorio ottico era sprovvisto di strumenti propri per la corretta misurazione della vista ed allora abbiamo cercato sponsor per poterli acquistare ed abbiamo inviato in Kenya
• un interpupillometro elettronico pagato dalla Caritas reggiana
• una valigetta di lenti di prova completa di due occhialini di prova (donata da un ottico di Verona membro della Società Optometrica Italiana)
• un frontifocometro, donato dal Lions Club di Albinea (RE).

Queste spedizioni ci permettono di sottolineare un fatto importante e cioè la rete di collaborazione che si è creata intorno al progetto grazie anche a diversi ottici della nostra provincia.
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5. La riflessione di una studentessa

“Questo progetto ci sta coinvolgendo profondamente. C’è una vera gara nella classe per aggiudicarsi gli occhiali da montare e la voglia di fare, di aiutare prevale sul timore di sbagliare.
Tutti noi ci teniamo molto a dare il nostro contributo! Anche per la soddisfazione di sapere che un occhiale montato interamente da noi andrà a migliorare la vita di una persona!
Siamo stati largamente responsabilizzati nei confronti di questo progetto e siamo protagonisti in prima persona della sua 09. Valigetta lenti prova donata.JPGrealizzazione: noi scegliamo la montatura ideale per il problema del paziente, montiamo l’occhiale preoccupandoci di controllare più volte i centraggi delle lenti e i poteri. Scegliamo addirittura la custodia dell’occhiale. Proprio per questo motivo la voglia, l’attenzione e la precisione sono sempre di gran lunga maggiori rispetto alle normali esercitazioni scolastiche.
Il progetto ci aiuta poi a renderci conto di quanto avviene nei Paesi poveri. Nell’ospedale al quale giungono i nostri occhiali fatti con tanto calore, ma anche con facilità, senza un impiego eccessivo di tempo e di mezzi, bambini e mamme, uomini e donne muoiono tutti i giorni per mancanza di apparecchiature mediche adeguate ... E contemporaneamente ci sono tanti altri che sembravano spacciati e che vengono salvati, grazie all’opera di Fratel Beppe e dei suoi collaboratori.
Crediamo fortemente che anche se il nostro piccolo impegno può essere considerato solo una goccia di pioggia in un campo totalmente arido, le grandi opere si costruiscono passo dopo passo proprio in questo modo. Con il nostro aiuto noi portiamo avanti un progetto umanitario veramente utile, anzi indispensabile”.
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6. La difficoltà di lavorare con l’Africa e la parola di Fr. Beppe

Certo, collaborare con strutture operanti in Africa non è mai cosa semplice ed anche per noi i problemi sono stati molti, ma fino ad ora non hanno impedito al progetto di vivere. Fr. Beppe ci incoraggia sempre con le parole e con l’esempio ad andare avanti ed abbiamo tutta l’intenzione di farlo.

Prof. Alessandro Corsini, coordinatore del progetto

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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