venerdì 20 febbraio 2009

Chaaria News


1) FINALMENTE LA CONNESSIONE SATELLITARE E' STATA RESTAURATA. RINGRAZIAMO DI CUORE ANTONIO CAMPANARO E TUTTE LE PERSONE CHE SI SONO ADOPERATE PER PIU’ DI QUATTRO SETTIMANE PER TOGLIERCI DAL NOSTRO ISOLAMENTO TELEMATICO.

2) IL LAVORO IN OSPEDALE CONTINUA AD ESSERE MOLTO INTENSO. IERI BEN 6 CESAREI, PER UN MONTE ORE DI CIRCA 24 ORE, VISTO CHE IL PRIMO ERA STATA UNA EMERGENZA DELLE 2 DI MATTINA E L’ULTIMO E’ TEMINATO ALLE 2.30 DELLA MATTINA SEGUENTE.
3) CONTINUIAMO A VISITARE PAZIENTI DA MOLTO LONTANO: OGGI UN GRUPPO DI NORTH HORR CI HA RACCONTATO DI COME NEL KENYA SETTENTRIONALE LA SITUAZIONE CREATA DALLA SICCITA’ SIA ANCORA MOLTO DRAMMATICA CON GENTE COMPLETAMENTE DIPENDENTE DAGLI AIUTI ALIMENTARI PORTATI DAL GOVERNO.
4) NEI DUE GIORNI SCORSI ABBIAMO CONCLUSO UN ESERCIZIO DI PREVENZIONE HIV CHE ERA STATO CONCORDATO TRA NOI E LA ONG “SAVE THE CHILDREN-CANADA”: ABBIAMO OFFERTO COUNSELING E TEST HIV GRATUITO A 135 FAMIGLIE POVERE. E’ STATO UN BEL MOMENTO DI COLLABORAZIONE.
5) CON IL NUOVO DENTISTA VENUTO AD AIUTARCI IN QUESTI GIORNI ABBIAMO RICOMINCIATO L’ATTIVITA’ PREVENTIVA NELLE SCUOLE, CHE PER QUALCHE TEMPO AVEVAMO SOSPESO A CAUSA DELLA MANCANZA DI ODONTOIATRI. OGGI ABBIAMO INIZIATE LE VISITE PER GLI SCOLARI DELLA CHAARIA PRIMARY.
6) IL DOTT. OGEMBO E’ IN FERIE E QUINDI PER ME LE CONDIZIONI LAVORATIVE SONO MOLTO DIFFICILI, ANCHE SE ORA LE GIOVANI DOTTORESSE MAYA E ALICE RIESCONO A DARMI UNA GROSSA MANO NELLA GESTIONE SIA DELL’AMBULATORIO CHE DEI PAZIENTI RICOVERATI.
7) ANCHE IN QUESTO MOMENTO CI SONO MOLTI PAZIENTI ALETTATI E PIAGATI. PARECCHI SONO I MALATI CON ULCERE TROPICALI GRAVI: PER QUESTO RINGRAZIO DELLA PRESENZA DELLE 3 INFERMIERE PINUCCIA, ALESSIA E PAOLA.

Un abbraccio a tutti. Ora posso leggere le vostre mail.
Fr Beppe




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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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