giovedì 12 marzo 2009

Chirurgia della mano


Il dott Luciano, la dottoressa Alice e l'infermiera Stefania sono qui impegnati a riparare uno dei terribili danni inflitti dall'uso improprio della panga o machete.
In questo caso si trattava di una giovane donna al settimo mese di gravidanza, che ha cercato di resistere ad un tentativo di stupro, ed è stata ripagata con una tremenda machetata sul palmo della mano. Il colpo violentissimo ha reciso tutti i tendini flessori, e tutti i nervi.
Il fatto era successo 15 giorni fa. Non eravamo però stati in grado di eseguire la ricostruzione dei tendini, in quanto il loro capo prossimale si era ritirato fin sopra il polso. Avevamo quindi deciso di chiudere semplicemente la ferita e di applicare una doccia gessata in attesa del "chirurgo della mano".
Infatti Luciano ci ha fatto vedere delle cose mai viste a Chaaria: ha operato con il microscopio usando fili di cui neppure sospettavo l'esistenza (numeri come 7/0). Ha ritrovato tutti i tendini, con il contributo di Alice. Inoltre ha ricollegato anche tutte le connessioni nervose. La mamma ha ora speranza non solo di muovere nuovamente le dita, ma anche ri recuperare completamente la sensibilità (dopo la ferita infatti soffriva di una completa anestesia della zona).
Anche di questi doni che il volontariato ci porta non possiamo che dire un grazie enorme a Dio per il dono immenso del volontariato.


Ciao Fr Beppe

LucianoAliceStefania.jpg


Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....