lunedì 23 marzo 2009

Lettera da Rinaldo e Antonella


Molte persone usano le parole come un pennello…. con pochi tratti dipingono un quadro, ti fanno vivere e sentire le sensazioni come vissute… reali.
Beppe è una di quelle persone, i suoi scritti, le sue descrizioni, i suoi vissuti sono dei quadri di vita reale, li vedi… li senti, riesci a viverli quasi a toccarli, a volte si ha la sensazione di essere li con lui….
Sono rientrato da poco in Italia, Chaaria mi è rimasta nel cuore come nessun altro posto, eppure non sono nuovo a esperienze del genere.
Intanto l’accoglienza….. che dire, ci stavano aspettando, non ci ha accolto l’indifferenza degli altri posti, Beppe, Pinuccia, i fratelli…. gli altri volontari ci hanno accolto in un modo splendido, sembrava di essere a casa, ho avuto la sensazione da subito di appartenere a quel posto.
Anche Antonella mia moglie, Dolores e Angela si sono trovate bene, tanto che la mattina dopo il nostro arrivo erano già impegnate con gli orfanelli dell’ospedale e i Buoni Figli, instaurando da subito quel feeling che solo chi si trova a proprio agio riesce ad avere.
Chaaria è un posto dove non ci si annoia di sicuro, c’è tanto da fare, non ci sono orari, ogni tanto mi affacciavo fuori dalla room e vedevo che le persone fuori in attesa invece di diminuire aumentavano… silenziose, sofferenti, con tanta dignità da fare impressione...non ho scattato delle fotografie, non ne ho avuto bisogno, quei visi sono stampati indelebilmente nei miei ricordi, Ferrari.jpgBeppe, sempre presente in ogni punto dell’ospedale, lo trovavi nella sua stanza a visitare e fare ecografie, in sala operatoria, nella sala parto, in reparto…. ma quanti Beppe ci sono….. è in ogni posto.
Sempre sereno, con un sorriso rassicurante, una buona parola per tutti.
La sera ancora non si vede, è ancora in ambulatorio a visitare, ha saltato anche oggi il pasto, noi ci siamo solo alcuni giorni e già cominciamo a sentire il peso dei ritmi serrati, ma lui è dieci anni che lavora cosi. Arriva in fretta,c’è un altro cesareo, via di corsa un'altra volta, per fortuna c’è lui che ora si è trasformato in anestesista.
Certo non mancano i problemi, ci vorrebbero più mani per stare dietro a tutti quelli che bussano alla porta, ci vorrebbero più soldi per le medicine, per la corrente, per gli stipendi per la manutenzione….
Il giorno più triste è stato il giorno della nostra partenza, per fortuna siamo partiti alle 5 del mattino e quindi niente pianti, la sera ci hanno fatto festa, commossi ci hanno abbracciati, e si sono stretti a noi.
I nostri cuori sono rimasti li a Chaaria, con i nostri ammalati, i nostri orfanelli, i nostri Buoni Figli, con i Fratelli…. con Beppe.
GRAZIE Beppe per tutto quello che ci hai dato e che abbiamo preso a piene mani, GRAZIE per essere stato sempre disponibile nonostante la mole immensa di lavoro, GRAZIE per averci accolto tra i tuoi amici.

Adesso sarà difficile liberarti di noi saremmo di nuovo li da voi presto ….


Rinaldo e Antonella



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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