giovedì 9 aprile 2009

Riflessioni giornaliere dal Diario di Padre Pasquale SSC su alcuni "Detti e Pensieri" di S. Giuseppe Cottolengo, a cura di Lino Piano


Numero 59

Voi credete che sia il tal signore, o la tal signora che facciano andare avanti la Piccola Casa, voi vi ingannate: sono buone persone, sono sante persone, e dobbiamo pregare per loro, ma sono canali, sono mezzi; e chi fa tutto nella Piccola Casa è la Divina Provvidenza, e nessun altro che la Divina Provvidenza. Essa manda i malati, i ciechi, i sordomuti, gli epilettici, e con esso loro manda anche di che mantenerli.


Riflessione

La prima scelta, che sta alla base di ogni crescita umana, è quella di accettare noi stessi: accettare la nostra realtà così com’è, con i nostri doni e le nostre capacità, ma anche con i nostri limiti, le nostre ferite, le nostre tenebre, i nostri sensi di colpa, la nostra condizione mortale; accettare il nostro passato, la nostra famiglia, la nostra cultura, ma anche le nostre capacità di crescita; accettare il nostro posto in questo mondo.
La crescita comincia quando superiamo il lutto di ciò che sognavamo di essere, quando accettiamo la nostra umanità povera e limitata, ma anche bella.
A volte, il rifiuto di noi stessi nasconde i veri doni e le nostre vere capacità. Il pericolo per noi è quello di voler essere diversi, di voler essere come un altro. Invece si tratta di essere noi stessi, con i nostri doni, le nostre competenze, le nostre capacità di comunione e di collaborazione. E’ la condizione per essere felici.
Il Cottolengo ci ricorda che chi fa tutto è la Divina Provvidenza… tutti noi siamo canali, mezzi nelle sue mani.
La Piccola Casa è chiamata pertanto ad essere sempre più se stessa, con i suoi doni, le sue competenze, le sue capacità di comunione e collaborazione.
La Piccola Casa, con tutti i suoi ospiti feriti nel corpo e nello spirito, è chiamata a vivere un’alleanza, perché insieme possa celebrare la comunione della famiglia di Dio e crescere verso la libertà dei figli di Dio.
Non posiamo rispondere al grido degli altri, se non dopo avere riconosciuto e assunto il grido delle nostre ferite.


Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....