venerdì 15 maggio 2009

Kanyua e Jesse

KANYUA, LA NUOVA MAKENA
Nel corso degli anni è andata via via crescendo ed ora è una vera roccia per la nostra attività chirurgica. E' l'anima non solo degli interventi chirurgici in sè, ma anche di tutto il necessario ed importantissimo lavoro di pulizia degli ambienti e di sterilizzazione del materiale.


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JESSE, IL NOSTRO ANESTESISTA
Lo chiamiamo Mzee, che in kishahili significa anziano, con tutto il background di rispetto per la sua saggezza che la parola sottintende. E' bravissimo a fare le spinali, ed anche a gestire anestesie generali difficili nelle nostre condizioni di lavoro. Oggi ha veramente salvato la vita di una mamma a cui era saltata l'arteria uterina durante un cesareo.
E' poi un mago nel reperimento delle vene più difficile ai neonati e ai bambini piccolissimi: direi che è praticamente infallibile.


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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