sabato 23 maggio 2009

Sono tornata a scuola

Carissimi benefattori,
La scuola e’ iniziata nuovamente ed io ho potuto essere riammessa alla St Andrew’s Catholic School grazie alle vostre offerte.
Non so parlare. Anche a scuola non sono certo la prima della classe. In questo momento mi mancano le parole, ma una cosa posso dirla: “GRAZIE”.
Insieme a questa parolina aggiungo la promessa della mia preghiera.
Lillian

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PS: UNA PALLA DI FUOCO
Due notti fa c’e’ stato un grosso incendio presso la Township School, cioe’ scuola elementare della Chiesa Metodista, a Chaaria Market.
Nessuno dei bambini da noi sponsorizzati frequenta quella struttura.
Erano le 19.30 quando un corto circuito a scatenato l’inferno nel dormitorio dei bambini. Fortunatamente a quell’ora la costruzione in lamiere ondulate era completamente vuota. Le fiamme si sono nutrite dei letti a castello, dei vestiti e delle coperte, ed in meno di un’ora hanno distrutto tutto. Ci sono state scene di panico, ma fortunatamente nessun ferito.
Estinguere le fiamme e’ stato particolarmente difficile perche’ la scuola non ha acqua corrente ed il ruscello e’ ad una certa distanza. I soccorritori, molti dei quali genitori spaventatissimi, hanno usato frasche e rami per “battere” le fiamme nel tentativo di circoscrivere il fuoco. Dalla shamba del Cottolengo di poteva vedere una palla di fuoco in direzione di Chaaria, con lapilli e fumi incandescenti che illuminavano il buio assoluto di una notte senza stelle.
Ora i bambini sono stati mandati a casa al fine di permettere loro di riprendersi dallo spavento. Hanno inoltre perso tutto: il fuoco ha distrutto le loro valige, normalmente posizionate sotto il letto, e quindi ora i genitori dovranno ricomprare ogni cosa.
Anche per la Chiesa Metodista, il danno e’ davvero ingente in quanto il dormitorio e’ ora completamente raso al suolo.
Poteva essere molto peggio, e ringraziamo il Signore che e’ andata cosi’.


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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