lunedì 1 giugno 2009

Un ringraziamento sincero

Il mio nome e’ Faith Kawira e sono di Ochero, un piccolissimo sobborgo nei pressi di Chaaria.
La mia storia la conoscete perche’ so che vi e’ stata raccontata sul blog quando stavamo cercando un aiuto economico per finire i miei studi.
Sono infatti orfana, ed i miei parenti, poveri loro stessi, non riuscivano piu’ a pagarmi gli studi che avevo iniziato: un corso di tecniche di laboratorio analisi.
Faith.JPGOra la mia mente e’ radiosa, dopo anni di insicurezza riguardo al futuro: sono partita da Chaaria la settimana scorsa con i soldi sufficienti a pagare la retta per l’ultimo quadrimestre, per l’iscrizione all’esame finale e per la cerimonia di “graduation”.
Ho deciso che paghero’ tutto in anticipo, per evitare che altri problemi intercorrenti possano portarmi alla tentazione di usare il denaro per scopi che non erano previsti dai miei donatori.
Nel mio cuore ora fiorisce il ringraziamento, prima di tutto per Dio che mi ha mandato il suo sostegno tramite angeli custodi che neppure mi conoscono, ma hanno coperto tutte le spese rimanenti e mi hanno permesso di arrivare al traguardo che ora incomincio a ritenere possibile e realizzabile.
Cara signora Destefanis Ines, il suo sostegno economico ha salvato la mia vita dalla poverta’ e dalla depressione. Credo che questo titolo di studio mi dara’ veramente la possibilita’ di uscire dalla miseria, e di costruirmi una nuova vita, in cui io possa “seppellire i miei morti” e guardare al futuro con ottimismo.
La sua adozione per il corso di studi e’ stata come “donarmi la canna da pesca, invece di regalarmi delle trote gia’ cotte”: so che questa espressione piace molto agli Italiani, ed e’ fondamentalmente giusta. Dice che darci sempre la “pappa fatta” non risolve i nostri problemi, perche’ favorisce il disimpegno. Invece stimolare qualcuno con una borsa di studio, lo porta all’impegno, alla determinazione nel raggiungere un obiettivo… e soprattutto gli da’ la possibilita’ di camminare con le sue gambe, dal giorno in cui trovera’ lavoro.
I miei risultati scolastici sono buoni, perche’ mi sono sempre impegnata al massimo: anche questo e’ un regalo che voglio farvi, perche’ lo so bene che e’ una grossa reponsabilita’ davanti a Dio ed agli uomini, quella di non sprecare i doni che la Provvidenza ci offre.
Cara signora Ines e famiglia, contate sulla mia preghiera.

Faith Kawira



PS: OGGI E’ FESTA
Anche se a giudicare dal numero di pazienti presenti nell’ambulatorio proprio non lo si direbbe, oggi e’ una giornata importante per il Kenya: festeggiamo il Madaraka Day, cioe’ commemoriamo 45 anni di autogoverno (primo passo verso la completa indipendenza).
Uno degli ideali che il Madaraka Day ha promulgato sin dall’inizio, e’ la lotta contro le malattie. Per questo siamo felici che questa festivita’ ci veda a tempo pieno in ospedale. Siamo anche soddisfatti vedendo le panche della sala di attesa piene di gente… se i malati continuano a venire numerosi, vuol dire che anche oggi apprezzano i nostri servizi.
Come sempre comunque le festivita’ sono molto pesanti. Abbiamo iniziato con una emergenza alle 3.30 questa notte per un feto morto in addome. Ci sono poi stati due cesarei, ed una gravidanza extrauterina verso sera.
Fortunatamente gli interventi sono andati bene, pur lamentando l’assenza dell’anestesista Jesse, che oggi era di riposo. La presenza di Ogembo, che, non tenendo conto della festivita’, oggi ha deciso di venire ad aiutarmi come volontario, e’ stata centrale: senza di lui sarei veramente affogato nell’ansia, ed avrei lavorato con tensione e nervosismo…
Invece e’ stata una giornata serena anche se pesante.

Fr Beppe

Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....