mercoledì 19 maggio 2010

Il colera

Come tutti sapete il colera è una malattia batterica trasmessa con ciclo fecale-orale.
In parole povere significa che il germe entra nell'organismo umano soprattutto attraverso le feci di persone già affette dalla malattia.
La via più facile per prendersi il colera è quella di bere acqua non bollita, ricavata da fonti contaminate; oppure quella di consumare cibi crudi (soprattutto verdure che potrebbero essere state irrigate con acqua inquinata).
La trasmissione diventa più facile quando la popolazione non possiede o non usa sistemi minimi di igiene sociale: con questo intendo parlare soprattutto dei gabinetti e dell'acqua corrente.
Infatti in vari villaggi non lontani da Chaaria la gente ha ancora l'abitudine di defecare in aperta campagna... e poi naturalmente non ha rubinetti dove lavarsi le mani. Questo in sè è parte del problema, in quanto una successiva precipitazione causerà dei rigagnoli di acqua e la farà drenare nei ruscelli e nei torrenti, che quindi diventeranno via via più infestati dalla malattia. Bisogna anche tenere conto del fatto che sovente le popolazioni che vivono vicine ad un fiume tendono a fare i loro bisogni nel bagasciuga, in quanto l'acqua potrà poi essere usata per pulirsi, e porterà via le feci riducendo il problema della puzza e delle mosche. Anche questa abitudine quindi aumenta le possibilità di trasmissione della malattia.
C'è poi il fatto che molti, soprattutto i bambini, non si lavano le mani prima di consumare alimenti. Le unghie sono in genere un terribile ricettacolo per la malattia.
Quando piove troppo, come quest'anno per esempio, i fiumi straripano e si spandono per i campi, andando quindi a raccogliere tutte le feci umane sparse in essi, e convogliandole pure verso territori lntani: questo è in genere il modo in cui la malattia si espande anche a zone molto lontane dal suo "epicentro".
Da mesi ormai il colera serpeggia in Tharaka, soprattutto nelle aree adiacenti alla nostra missione di Mukothima, e per adesso sembra che non si riesca a debellare il morbo.
Il governo sta offrendo supporto tramite team itineranti di esperti che si recano nei vari villaggi, e tramite la donazione gratuita di antibiotici e liquidi di infusione endovena.
Credo comunque che si dovrà puntare molto alla formazione, soprattutto in futuro, per evitare una ripetizione della epidemia a tempi brevi: sarà essenziale insegnare l'uso di semplici latrine per la defecazione, invece di fare i propri "bisogni" nei campi; ci si dovrà impegnare a fondo nella educazione sanitaria, tesa soprattutto alla lavatura delle mani prima di mangiare e cucinare, al bollire l'acqua da bere e all'igiene alimentare in genere.

PS: i farmaci donati dal governo sono la doxiciclina per gli adulti e la eritromicina per i bambini.

Fr Beppe Gaido



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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