martedì 11 maggio 2010

Screening cardiochirurgico a Chaaria

Ringraziamo di cuore Emergency, ed in particolare il centro cardiochirurgico SALAAM  di Karthoum, per essere presenti a Chaaria per lo screening preoperatorio.
Con qualche peripezia dovuta alla pioggia che ha reso difficile la viabilita’ sullo sterrato di Chaaria, ed a ritardi dell’aereo (ancora l’eruzione vulcanica), abbiamo finalmente accolto Eleonora e Stefano.
Eleonora viene direttamente da Karthoum, mentre Stefano viene da Firenze.
Eleonora e’ la logista del SALAAM, ed e’ qui per organizzare tutta la problematica relativa agli appuntamenti in Sudan, ai documenti necessari, al follow up terapeutico dopo il rientro in Kenya.
Stefano e’ il cardiologo che deve scremare tutti i pazienti con indicazioni chirurgiche tra la massa di malati in qualche modo cardiologici, i quali hanno risposto alla nostra offerta di screening gratuito.
Hanno con se’ elettrocardiografo ed ecocardio, ed eseguono tutto in modo assolutamente gratuito, come d’abitudine per Emergency.
Siamo onorati dalla loro presenza a Chaaria, e siamo soprattutto molto felici per tutte quelle persone che non avrebbero avuto i soldi necessari all’operazione, e che ora vedono una speranza nelle offerte di terapia giunteci da Emergency e dal Salaam di Karthoum.
E’ bello per noi collaborare a cuore aperto con una organizzazione tanto importante quanto Emergency: e’ stupendo il rispetto reciproco con cui sempre abbiamo lavorato con Emergency. Noi rispettiamo la loro indole assolutamente laica, ed essi fanno altrettanto con le nostre motivazioni religiose.
E’ commovente per me soprattutto pensare a quante persone ora potranno avere una vita migliore grazie a tale sodalizio.

Fr Beppe




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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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