sabato 8 gennaio 2011

Idris è andato in paradiso

Anche lui fa ora parte della schiera di angioletti diabetici che in cielo pregano per noi, per quel poco che siamo riusciti a fare per loro mentre erano in vita.
Idris e’ musulmano, ed e’ parte di una famiglia molto estesa: erano dieci tra fratelli e sorelle, ma ora cinque sono gia’ in cielo.
E’ morto ieri, all’eta’ di 20 anni.
Diabetico giovanile da molto tempo, era stato ricoverato piu’ volte nel 2010 per episodi di vomito e diarrea incoercibili, che difficilmente venivano controllati dalla terapia.
Nelle degenze precedenti pian piano eravamo sempre riusciti a sistemarlo, ed a trovare anche una dose adeguata di insulina.
Ieri e’ entrato in reparto all’una del pomeriggio, nuovamente affetto da dagli stessi sintomi. Siamo intervenuti aggressivamente con liquidi endovena per bilanciare la disidratazione; abbiamo usato dell’insulina pronta perche’ la glicemia era del tutto scompensata; abbiamo richiesto il dosaggio degli elettroliti... ma Idris era arrivato al capolinea, e non c’era nulla che potessimo fare per arrestare la sua corsa verso la fine!
Alle ore 17 ci ha lasciati, nonostante le glicemie leggermente ridotte.
Magari e’ stato nuovamente uno sbilanciamento del metabolismo del potassio, come probabilmente era successo anche nel caso di Josphine... Chi lo sa!
Il fatto e’ che il diabete giovanile e’ per noi un nemico difficile da combattere, un killer spietato che se la prende soprattutto con i piu’ giovani.
Idris e’ ormai sepolto, perche’ il funerale e’ gia’ avvenuto, secondo i dettami della religione musulmana.
“Caro Idris, eri simpatico ed impertinente; avevi 20 anni e ne dimostravi 13, tanto eri minuto. Facevi tanta tenerezza ed a volte rabbia... soprattutto quando te ne fregavi della dieta. Ora sei in Paradiso. Prega Allah per noi! Adesso, dal posto dove ti trovi, ti e’ ancora piu’ chiaro che il tuo ed il nostro Dio sono la stessa Entita’, e che siamo stati noi uomini a dargli nomi diversi, ed a scegliere sentieri differenti per arrivare comunque alla stessa vetta. Tu sei gia’ arrivato. Ciao. Prega anche per gli amici romani del fondo diabetici, che ti hanno aiutato finora ed adesso aiuteranno altri nella tua stessa situazione”.

Fr Beppe Gaido

1 commento:

Anonimo ha detto...

...rìcordo Idris..... Non è stato possibile fermare una lacrima... Una preghiera per ricordarlo e accompagnarlo dove sicuramente sarà sereno...


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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