venerdì 22 aprile 2011

In sala come alla Via Crucis... l'eterna tensione tra azione e contemplazione

Il Venerdi' Santo qui e' festivo, per cui non ho avuto ne' Jesse ne' Ogembo presenti al lavoro.
Ma la gente non ha davvero rispettato questa festivita' religiosa e si e' presentata in massa. Per me e' quindi stato difficilissimo partecipare anche solo ad una parte dell'azione liturgica del venerdi' santo in parrocchia.
Pure stasera alle 21, quando sarebbe stato l'orario della via crucis con la comunita', io ero in sala per il terzo cesareo della giornata.
A volte vivo una specie di tensione interiore: "Devo pregare o devo lavorare?"
Vorrei pregare e stare in silenzio in cappella, soprattutto in giornate solenni e pregnanti come quella di oggi... ma come faccio a farlo (almeno nel modo convenzionale del termine), se proprio in quel momento mi si presenta un'emergenza o se il corridooio e' pieno di malati che aspettano di essere visitati... non posso certo mandarli via con la scusa che devo andare in Chiesa!
Oggi, proprio mentre ero dilaniato da questa tensione interiore che per me e' quasi quotidiana, una suora si e' mostrata molto stressata perche' c'era da portare a casa un cadavere proprio nell'ora in cui stava per iniziare la funzione liturgica... e' venuta a lamentarsi da me, mentre ero alle prese con una coda di vari clienti ambulatoriali in attesa.
Ho preferito non commentare le sue lamentazioni che non tenevano in alcun conto la mia situazione, e le ho detto che pure accompagnare quel cadavere era un atto di misericordia e quindi di preghiera, visto che non c'era nessun altro che potesse farlo... la suora e' comunque riuscita ad andare, tornare ed entrare in chiesa molto prima del sottoscritto.
Stasera comunque, durante l'ultimo cesareo, ho avuto come una intuizione interiore: avevo appena praticato la spinale e quella mamma si e' immediatamente rilassata, in quanto l'anestetico le aveva fatto passare le doglie.
L'abbiamo messa giu' sul lettino, e, dopo aver verificato il livello dell'anestesia, le abbiamo legato le mani sui due reggibraccia posti a croce ai lati del tavolo operatorio. Quella donna sdraiata e con le braccia aperte, mi e' sembrata veramente un crocifisso, e mentre mi accingevo ad iniziare l'intervento, mi sono sentito unito ai Fratelli che pregavano la via crucis. Sono state forme diverse di preghiera, ma anche io stavo in sala con un crocifisso. Pure la sua posizione fisica me lo ricordava! Ed era importante che la mia via crucis fosse al tavolo operatorio e non in cappella, perche' quel bimbo e' nato molto "stressato" e sofferente... e, se avessimo atteso anche solo qualche minuto, probabilmente non sarebbe sopravvissuto.
Ora sto per andare a letto, e mi viene da pensare che ci sono tanti modi di pregare e di incontrare il Cristo, anche nella Settimana Santa.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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