martedì 24 maggio 2011

Sorella acqua

Anche nella nostra zona la quasi totalita’ della popolazione non ha acqua corrente in casa o nelle vicinanze.
Quasi tutti devono andare al fiume per raccogliere il prezioso liquido fonte di vita: normalmente questo e’ un lavoro delle donne e dei bambini, che poi tornano a casa con pesanti fardelli sulla schiena o sulla testa.
Ci sono persone invece che hanno scavato dei pozzi, trovando acqua ad una profondita’ di circa 20-25 metri.
Ora, sia l’acqua dei torrenti sia quella dei pozzi dimostrano un livello di inquinamento molto elevato. Ci sono in essa insetti, fango e contaminanti del terreno: soprattutto durante la stagione delle piogge l’acqua e’ di color marrone a causa del terreno ad essa frammisto.
Ci sono batteri e parassiti in quantita’ ‘industriali’: i germi che piu’ frequentemente inquinano le nostre acque sono costituiti da entameba istolitica e giardia lamblia. Non mancano comunque anche ancilostoma duodenale, necator americanus, bilharzia (del tipo mansoni) e vari altri.
Secondo analisi da noi eseguite qua e la’ e  secondo l’epidemiologia infettiva nei nostri pazienti, credo di poter affermare che nei corsi d’acqua del circondario ci sia anche una pesante contaminazione da salmonelle e da escherichia coli, oltre che una considerevole presenza di criptosporidium parvum particolarmente patogeno per i soggetti HIV positivi.
E’ inoltre di pochi mesi fa una prolungata epidemia di colera che ha colpito il Tharaka e che, dal nostro punto di vista, ha portato ad un aumento di ricoveri ospedalieri per diarrea severa dalla zona di Mukothima.
Dobbiamo inoltre tener presente che i pozzi scavati dalla popolazione hanno piu’ o meno la stessa profondita’ delle cosiddette ‘pit latrines’, cioe’ dei semplici gabinetti che da tempo gli abitanti sono incoraggiati a costruire per ridurre il livello di inquinamento fecale del territorio.
Una ‘pit latrine’ e’ semplicemente un buco molto profondo nel terreno, su cui poi si appongono degli assi di legno oppure si construisce un ‘battuto’ di cemento con un foro nel mezzo, che dovrebbe funzionare a mo’ di ‘turca’. Su questo semplice servizio igienico viene quindi edificata una baracca di legno per la privacy. 
La pit latrine non ha uno sciacquone e si riempie progressivamente. Quando e’ piena, la si copre con un po’ di terra e si realizza un altro gabinetto nelle vicinanze.
Come potete comprendere questo sistema, in se’ molto interessante perche’ poco costoso, porta con se’ il fatto che il liquame fecale assai rapidamente puo’ raggiungere le falde acquifere piu’ superficiali: ed infatti alcuni campioni da noi raccolti in vari pozzi dimostrano una elevata prevalenza di escherichia coli, che e’ notoriamente una enterobacteriacea, cioe’ un germe che proviene dall’intestino umano.
La filtrazione del materiale contaminante lentamente raggiunge comunque le acque piu’ profonde: infatti, quando Fr Lodovico fondo’ la missione di Chaaria, l’area era quasi disabitata. Nel 1984 egli trivello’ un pozzo fino alle acque profonde, sotto gli strati di roccia. Le nostre falde, ad una profondita’ di circa 100 metri, erano costituite di acqua dolce completamente sterile, e quindi potabile.
Con gli anni, la fondazione dell’ospedale ha portato ad un ‘boom demografico’ nel circondario: si sono costruite scuole a ridosso della nostra Missione; e’ nato un fiorente mercatino appena oltre il cancello del Centro; sono state costruite case per essere affittate al nostro staff. L’ospedale e’ naturalmente anch’esso un grande produttore di escrementi; da quasi subito inoltre ha avuto bisogno di un cimitero, dove praticamente ogni giorno seppelliamo pazienti che ‘non ce l’hanno fatta’, e che vengono per varie ragioni abbandonati in obitorio da noi.
Tutta questa attivita’ umana, con l’aumento esponenziale delle ‘pit latrines’, ha fatto si’ che da alcuni anni pure le nostre acque profonde siano pesantemente inquinate da escherichia coli, e debbano essere clorinate e bollite prima di essere bevute.
E noi siamo comunque fortunati!
Missionari nostri amici nel Nord del Kenya, in zone cioe’ molto piu’ aride e povere d’acqua, hanno trivellato pozzi profondissimi, con spese enormi, ed hanno rinvenuto soltanto acqua salata.
Ritornando a parlare dell’acqua del fiume, dobbiamo tener conto che molta vita sociale avviene sulle sue sponde: ad esso si abbeverano gli animali; gli abitanti ci fanno il bagno ed il bucato; in esso vengono lavate le autovetture ed i camion, e purtroppo si buttano tutte le porcherie a mo’ di discarica (dobbiamo ammettere che la nostra gente ha poca coscienza ecologica).
Tutto cio’ da’ un’idea della pericolosita’ dell’acqua dei torrenti, dal punto di vista sanitario.
Noi poi continuiamo la nostra campagna di educazione sanitaria sull’importanza di bollire sempre l’acqua prima di berla, al fine di ridurre l’impatto devastante che le patologie a trasmissione fecale-orale continuano ad avere sulla nostra popolazione.
Ma il messaggio passa con difficolta’, vuoi per motivi culturali, vuoi anche per la difficolta’ intrinseca nella bollitura: bisogna andare a raccogliere il legname magari molto lontano da casa; inoltre un semplice fuoco impiega moltissimo tempo a far raggiungere la temperatura di ebollizione all’acqua stessa.
Bisogna comunque insistere su questo semplice mezzo di prevenzione, cosi’ basilare e cosi’ disatteso.
Nella foto vi offriamo una visione mozzafaito del monte Kenya, fonte di tutti i torrenti che passano da Chaaria

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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