sabato 18 giugno 2011

Udite udite...

... chirurghi tutti della terra.
Oggi vi annunciamo una grande gioia: "habemus anestesistam".
Abbiamo trovato una persona che sembra molto motivata e che ha accettato di lavorare a Chaaria gia' dal mese prossimo. Al momento lavora in un'altra struttura, ma vuole cambiare... quindi, correttamente dara' la lettera di dimiissione con il mese legale di preavviso. Almeno non ci comportiamo come i nostri infermieri fanno con noi!
E' un uomo maturo, di non molto piu' giovane di Jesse, e questo ci da' buone speranze circa la sua esperienza. Puo' intubare e fare anestesie generali con curaro. E' una persona molto motivata che ha accettato di buon grado di lavorare in reparto e di aiutarci con la gestione ospedaliera di tutti i giorni quando non ci sono interventi in sala.
Quindi, cari chirurghi, fatevi avanti... con o senza anestesista, perche' dal mese prossimo possiamo pensare anche alle colecisti, agli stomaci, all'intestino ed alle tiroidi.
Ringraziamo la Divina Provvidenza per questa ottima notizia, in un momento in cui ormai non speravamo piu' di poter trovare un anestesista.
La nuova sala operatoria poi procede velocemente e siamo ormai al tetto... Quindi avanti a tutta forza! Di malati ne abbiamo fin sopra i capelli, l'anestesista che intuba e rilassa ora c'e', la nuova sala con lo strumentario "a regola d'arte" e' quasi pronta. Vi aspettiamo!

Fr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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