martedì 12 luglio 2011

Bentornato Antonio!

Dopo un mese di assenza da Chaaria per improrogabili impegni in Italia, con gioia e sollievo abbiamo ieri sera accolto nuovamente il Dr Pierantonio Visentin, di cui hanno sentito la mancanza tutti... ed in particolare il sottoscritto per il settore del reparto di medicina generale e per i pazienti cardiopatici.
Ringraziamo la Provvidenza che Antonio ha potuto riprendere il suo servizio con noi al Cottolengo Mission Hospital, riducendo un pochino il carico di lavoro e tensione che per un mese ha gravato significativamente sulle mie spalle e sulla mia psiche.
Cio’ che e’ stato particolarmente gravoso per me e’ stato conciliare la pressione dei pazienti ambulatoriali, le innumerevoli complicazioni della divisione di maternita’ di giorno e di notte, la sala operatoria, con la necessita’ di seguire i pazienti ricoverati... che sono poi anche i piu' bisognosi!
E’ vero che c’era Franco, ed e’ altrettanto vero che c’e’ Ania dalla Polonia... ma Franco e’ stato pochissimo, ed Ania e’ giovane e continuamente bisognosa di incoraggiamento e consiglio.
Io, questo ruolo di mentore e di consigliere per i volontari l’ho svolto malamente, in ritagli di tempo, e sempre troppo di corsa... ma ora Antonio potra' riprendere tale importante funzione di sostegno ai volontari, per il bene dei nostri malati.
Anche il progetto cardiochirurgico, in qualche modo languente nel mese passato, potra’ ora riprendere a tutto vapore in attesa della nuova visita di “EMERGENCY “ in gennaio.

Fr Beppe Gaido 


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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