mercoledì 17 agosto 2011

I problemi elettrici

La settimana scorsa e’ successo quelli che sempre tutti temiamo.
E’ mancata la luce per piu’ di due giorni ed il generatore ha sviluppato un problema grave (e’ bruciato il motorino di avviamento). Siamo quindi rimasti veramente al buio.
Il generatore inviatoci dal gruppo “Karibu Africa” non poteva essere usato per una disfunzione meccanica che ha richiesto l’acquisto di alcune parti di ricambio a Nairobi.
Il piccolo generatore del dispensario dava poca corrente... insufficiente sia per la sala operatoria (dove non abbiamo mai usato l’aria condizionata e spesso neppure l’elettrobisturi), sia per la sala dentistica (dove abbiam potuto fare solo estrazioni al lume di una torcia elettrica), sia per il laboratorio (dove la maggior parte dei macchinari era fermo per mancanza di voltaggio sufficiente).
Il black-out ha anche voluto dire che, nei momenti in cui non c’era la luce, non abbiamo potuto fare ecografie... e molta gente se ne e’ andata insoddisfatta!
Oggi pero’ fortunatamente Fr Giancarlo ed i tecnici di Nairobi hanno concluso le connessioni per far funzionare il generatore donatoci dai volontari sardi.
Il nostro vecchio generatore rimane per ora fuori uso, finche’ da Nairobi arrivera’ il pezzo di ricambio... ma ora, se mancasse nuovamente la luce, almeno non dovremo piu’ entrare in sala operatoria con il patema d’animo (rimanere al buio con una “pancia aperta” e’ una esperienza tremenda!); e tutta la Missione dovrebbe funzionare normalmente (comprese le lavatrici e le pompe dell’acqua).
Ancora un sentito ringraziamento al gruppo Karibu Africa di Cagliari.

Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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