lunedì 31 ottobre 2011

Progetto Perle nere - Jeremia Maena


Nome: Jeremia Maena

Data di nascita: 1956

Tipo di disabilità: disabilità mentale lieve-media

Data di accoglienza al centro: 16/02/1966

Rapporti con la famiglia: dopo la morte dei genitori, Jeremia non ha più nessun famigliare che lo venga a visitare o che si occupi di lui.

Cenni biografici: accolto nella missione di Tuuru, ancora prima dell’arrivo dei missionari cottolenghini, con l’apertura della missione di Chaaria, Jeremia e’ stato fra i primi ad essere trasferito nel nostro centro.

Note particolari: tipo solitario e dal carattere chiuso, Jeremia e’ un grande lavoratore, soprattutto come aiuto nella nostra cucina centrale, dove instancabilmente pulisce le verdure. Da anni coltiva per conto suo un piccolo pezzettino di terra, all’interno della nostra shamba. Ingegnoso e laborioso, lungo gli anni ha diversificato e cambiato più volte il tipo di coltivazione. Con grande meticolosità “investe” il poco ricavato per migliorare il suo pezzettino di terra e per le sue piccole esigenze personali.

Adottato da: Maria Laura Raccis e Vinicio Podda


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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