sabato 22 ottobre 2011

Un nuovo Buon figlio per la nostra famiglia

Si chiama Henry Mwangi; e’ nato nel 1971 e proviene dal villaggio di Kirigu, nelle zone alte del Meru, dove si coltiva il te’. Henry e’ stato a casa finora, dove e’ stato assistito dal padre vedovo. 
Adesso quel papa’ e’ molto anziano e non ce la fa piu’ ad accudirlo, soprattutto perche’ Henry e’ diventato molto grande, ed e’ pesante per l’anziano genitore alzarlo, metterlo a letto e portarlo ai servizi. 
Henry viene ad occupare il posto letto lasciato libero da Riungu, per il quale abbiamo organizzato un rientro in famiglia. Con Henry siamo ritornato al numero di 50 Buoni Figli accolti nel nostro centro: siamo quindi al gran completo! Henry non cammina anche a causa di una emiplegia, e non e’ autosufficiente ne’ per le funzioni igieniche, ne’ per l’alimentazione.
Non e’ in grado di parlare, ma comprende molto bene il linguaggio semplice dell’affetto al quale risponde con ampi sorrisi. 
E’ affetto da epilessia, per la quale e’ stato seguito domiciliarmente da Fr Beppe negli ultimi 4 anni. Pensiamo che Henry, per il suo livello di gravita’, possa essere a buon diritto annoverato tra quelli che il Santo Cottolengo chiamava: “le perle della Piccola Casa”. 

La comunita’ di Chaaria 


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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