sabato 12 maggio 2012

Protezioni Hiv ed altre idee


A Chaaria i volontari potranno trovare tutte le protezioni anti-HIV che sono richieste da una buona pratica medica e chirurgica.
Abbiamo i guanti di cui i volontari si possono servire liberamente.
Ci sono mascherine che i volontari possono chiedere nel caso si debba assistere un paziente infettivo. Abbiamo camici con le maniche lunghe da poter usare per la stessa ragione.
In sala operatoria normalmente sappiamo prima dell’intervento se si tratta  di un malato HIV positivo.
Il volontario in sala ha sempre a disposizione zoccole chiuse, un grembiule di plastica da indossare sotto il camice sterile. Inoltre ci sono visiere e sovraocchiali, che il volontario sempre puo’ richiedere, anche per malato sieronegativo.
Se poi il chirurgo desidera indossare i doppi guanti, questo e’ sempre stato concesso senza alcun problema.
Ricordo che a Chaaria sono anche a disposizione i farmaci per la profilassi post-esposizione in caso di incidente con paziente HIV positivo.
Cambiando argomento: ci sono di tanto in tanto casi di meningite meningococcica in ospedale. Onde evitare inutile stress e paure da parte dei volontari, io consiglio che chi viene a Chaaria si faccia vaccinare.
Tenuta presente l’alta incidenza di tifo nella nostra zona consiglio anche la vaccinazione antitifica per tutti coloro che vengono.
La mia posizione sulla profilassi antimalarica la conoscete tutti e la potete rileggere nel post sulla profilassi antimalarica per i volontari che trovate nella colonna di destra del blog.
Fr Beppe

Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....