venerdì 6 luglio 2012

Il continuo braccio di ferro

 
Joyce e’ incinta di 8 mesi. E’ venuta in ospedale perche’ non avverte i normali movimenti del feto nella sua pancia. La faccio accomodare sulla barella e inizio a fare l’eco. La verita’ mi si presenta davanti immediatamente nella sua durezza, in quanto localizzo immediatamente il cuore fetale, ma non ne vedo alcun movimento. Prendo un po’ di tempo, perche’ e’ sempre difficile iniziare un discorso del genere: “Hai altri figli?”
“Si’, ne ho uno di 3 anni”.
“Sai, a volte le gravidanze hanno dei problemi. Ci sono dei difetti di fabbrica, per cui madre natura, invece di permettere la nascita di un bimbo che non avra’ salute, preferisce che il feto non venga neppure alla luce”.
“Vuoi dire che il mio bambino e’ morto dentro di me?”
Abbasso lo sguardo ed annuisco con un cenno del capo.
La reazione di Joyce e’ stata drammatica, molto piu’ violenta di quanto mi aspettassi. Ha iniziato a piangere forte e a chiedersi perche’ proprio a lei. Poi ha aggiunto che era sicura di essere oggetto di malocchio e di sapere anche chi sono i vicini di casa che la odiano e che vanno dallo stregone per farla soffrire.
Joyce ha pianto per piu’ di un’ora, ma ora e’ calma. Ha compreso che la cosa piu’ importante e’ ora far si’ che quel corpicino senza vita esca dal suo organismo, senza crearle ulteriori problemi.
Ha accettato la flebo per il parto pilotato, ed ora e’ la’ sdraiata, con gli occhi sbarrati verso il soffitto. Aspetta le contrazioni senza dire una parola. Chissa’ quanto dolore sta passando per la sua testa e nel profondo del suo cuore.
Nel suo caso specifico veramente non sappiamo quale sia il “difetto di fabbrica”, in quanto tutti i test da noi eseguiti sono negativi. Anche il gruppo sanguigno e’ zero positivo, per cui non puo’ trattarsi di una incompatibilita’ Rh.
Magari davvero c’erano dei problemi cromosomici, o qualche malformazione grave a livello del cuore o del sistema nervoso.
Statisticamente parlando pero’, possiamo dire che la causa piu’ frequente di aborto o di morte intrauterina di un feto quasi a termine per noi rimane la malaria che causa una colonizzazione pesante della placenta da parte dei parassiti, fino ad impedire i normali scambi di ossigeno e di nutrienti tra mamma e piccolino.
Anche nel caso di Joyce purtroppo il braccio di ferro lo ha vinto lo spirito del male, e lei sara’ dimessa dall’ospedale senza la creatura attesa per tanti mesi.

Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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