sabato 14 luglio 2012

Operazioni forse dimenticate in Europa


Credo che in Europa solo i chirurghi piu’ anziani ricordino interventi per ulcere gastriche o duodenali perforate.
L’avvento degli inibitori di pompa proptonica hanno infatti radicalmente modificato l’andamento della malattia peptica ulcerosa e le sue complicazioni.
L’ulcera gastrica e duodenale sono diventate patologie di interesse medico, con l’eccezione dell’ulcera gastrica neoplastica.
Da noi invece e’ frequente ricevere dei pazienti con addome acuto secondario a perforazione di ulcera. Per lo piu’ si tratta di ulcere duodenali o gastriche prepiloriche.
Solo raramente i malati si presentano al medico in fase precoce: sovente rimangono perforati per vari giorni prima di entrare in sala.
Parliamo quindi di interventi chirurgici rischiosi, su pazienti instabili e settici. La peritonite chimica ha in genere causato l’accumulo di pus in cavita’ addominale, e le aderenze sono molto pronunciate.
Anche ieri sera abbiamo avuto un ricovero urgente per peritonite secondaria a perforazione di ulcera duodenale.
L’operazione e’ sempre impegnativa; richiede anestesia generale ed intubazione, ampio lavaggio della cavita’ addominale con soluzione fisiologica, ed infine la “rafia” in doppio strato della breccia sul tubo digerente.
Anche il post-operatorio e’ molto difficoltosoo in quanto il malato deve rimanere a digiuno e con sondino nasogastrico, per otto giorni. Il fatto e’ che a Chaaria non abbiamo soluzioni nutrizionali parenterali totali, e l’operato deve ricevere solo liquidi, con evidenti problemi sia di catabolismo proteico, che di equilibrio acido-base, che di ipoglicemie ripetute. La protezione contro l’acido cloridrico endogeno la iniziamo endovena con ranitidina per otto giorni, e poi la continuiamo con omeprazolo per altri due mesi. Come per tutte le laparatomie impegnative, facciamo pure la profilassi antitrombotica con eparine a basso peso molecolare.
Normalmente questi pazienti guariscono bene, se si ha l’accortezza di “recintare” la perforazione e di mettere quindi i punti di sutura su un terreno sano e ben vascolarizzato. Quando possibile, ai due strati della “rafia”, aggiungiamo l’apposizione di grande omento.
Lasciamo due drenaggi: uno nello scavo del Douglas, ed uno nella doccia paracolica destra; soprattutto quest’ultimo ci serve da spia per possibile deicenza della sutura.
Importantissimo alla dimissione e’ il “counseling” sulla dieta da seguire, al fine di evitare recidive precoci della stessa condizione morbosa.
Fr Beppe Gaido

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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