La mamma era fuori nei campi; il papa’ gia’ ricoverato in un altro ospedale a motivo di una frattura di femore.
Njagi, la sua sorellina ed un altro fratello erano soli in casa quando un incidente con la lampada a petrolio ha appiccato le fiamme alla magione di fango e paglia.
E’ stato un attimo; tutto e’ andato in fiamme. La sorellina e’ stata la piu’ veloce a scappare ed e’ uscita dalla capanna illesa, mentre a Njagi sono cadute addosso delle fascine infuocate dal tetto, prima che riuscisse a mettersi in salvo. L’altro fratellino non ce l’ha fatta. E’ stato divorato dalle fiamme ed e’ morto in quel rogo.
La mamma, dal campo vicino e’ corsa affannosamente, ma non avendo acqua a disposizione, non ha potuto che continuare ad osservare quelle fiamme che le stavano uccidendo il figlio e distruggendo la casa, mentre gia’ avevano ferito gravemente il suo primogenito Njagi. martedì 11 settembre 2012
Njagi e la sua famiglia
La mamma era fuori nei campi; il papa’ gia’ ricoverato in un altro ospedale a motivo di una frattura di femore.
Njagi, la sua sorellina ed un altro fratello erano soli in casa quando un incidente con la lampada a petrolio ha appiccato le fiamme alla magione di fango e paglia.
E’ stato un attimo; tutto e’ andato in fiamme. La sorellina e’ stata la piu’ veloce a scappare ed e’ uscita dalla capanna illesa, mentre a Njagi sono cadute addosso delle fascine infuocate dal tetto, prima che riuscisse a mettersi in salvo. L’altro fratellino non ce l’ha fatta. E’ stato divorato dalle fiamme ed e’ morto in quel rogo.
La mamma, dal campo vicino e’ corsa affannosamente, ma non avendo acqua a disposizione, non ha potuto che continuare ad osservare quelle fiamme che le stavano uccidendo il figlio e distruggendo la casa, mentre gia’ avevano ferito gravemente il suo primogenito Njagi. Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.
Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.
Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.
Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.
Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.
E poi, andare dove?
Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.
Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.
Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.
Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.
Questo è quello che facciamo, ogni giorno.
Fratel Beppe Gaido
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