lunedì 11 marzo 2013

Nelson e Margaret

Vi ho parlato di Nelson alcuni giorni fa in uno di quei flash attraverso i quali cercavo di rimotivarmi pensando al fatto che tanta gente ci vuole bene e ci apprezza.

Abbiamo atteso qualche giorno prima dell’intervento, in quanto la frattura esposta aveva causato infezione dei tessuti molli; lo abbiamo comunque operato venerdi’.

L’operazione ha avuto le sue difficolta’, la piu’ grande delle quali e’ stata costituita dai molti frammenti ossei comminuti che non siamo riusciti e rimettere in posizione.

Altra difficolta’ e’ venuta da una vite probabilmente fallata, che non sono riuscito ne’ ad avvitare completamente, ne’ a togliere. La vite comunque non sporge troppo ed e’ sepolta nei muscoli, lontano dal nervo ulnare.

Nelson non ha molto male e siamo contenti della riduzione ottenuta, anche se evidentemente mancano dei frammenti. Nello stesso tempo confidiamo nella ricrescita di un buon callo osseo.


 




Anche la storia di Margaret e’ nota ai lettori assidui del blog. Era stata presa a pangate dal marito all’inizio di gennaio, e la mandibola era stata tranciata da uno dei colpi inferti dai colpi di machete.

Era stato il Dr Cara, coadiuvato dal Dr Farnese, a fare l’intervento. Abbiamo ora tolto un filo di Kirschner che sporgeva dal mento, ed abbiamo consigliato alla paziente una dieta soffice e semiliquida in quanto la frattura, sebbene ottimamente ridotta, non e’ ancora completamente saldata. Per chi ha visto l’aspetto orrendo di Margaret quando le ferite erano aperte, la sua bella faccina di oggi e’ praticamente irriconoscibile.



Fr Beppe Gaido 




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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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