domenica 10 marzo 2013

Riflessioni

Sono una laboratorista e credo che la mia esperienza sia stata un po' diversa rispetto a quelle vissute dai colleghi. Il mio lavoro non si è mai svolto a diretto contatto con i pazienti dei reparti se non durante le due ore mattutine dei prelievi al letto. 
Il problema dell'adattamento non è stato rilevante: tutti i tecnici parlano un inglese perfetto e le metodiche analitiche sono le stesse, consolidate e note in tutto il mondo. Mezza giornata per comprendere le modalità di registrazione dei dati anagrafici dei pazienti, degli esami richiesti , dei dati analitici ottenuti, i controlli da eseguire e quali e quanti fossero gli esami urgenti e poi tutto si è svolto secondo i canoni della routine analitica che i tecnici conoscono molto bene e applicano con scrupolo e regolarità. 


 
Le giornate lavorative sono state molto intense ma costruttive e molto gratificanti. Ho apprezzato la pazienza e l'infaticabilità dei pazienti ambulatoriali che, dopo lunghi percorsi, magari a piedi, per ore, aspettavano in sala di attesa prima di essere sottoposti al prelievo. Mai un gesto di impazienza nè di disagio, molto spesso sorridenti , sempre sereni e molto educati. La loro calma entra nel cuore e giorno dopo giorno ti coinvolge e ti influenza positivamente. 
Con tutti, anche in reparto, c'è stato dialogo utilizzando sguardi e sorrisi. Qualcuno, soprattutto i bambini, ha manifestato stupore nei confronti del mio colore della pelle. Anche i più piccoli che entravano intimoriti e piangenti nell'osservarmi si distraevano e non pensavano più a quanto stesse loro accadendo. 
Più di 2000 prelievi esterni è più o meno la metà interni, durante 20 giorni di permanenza . Davvero molti per una piccola realtà di base con referti pronti intorno alle 16 del pomeriggio. Un'organizzazione davvero perfetta. 
Lavorare in laboratorio non esclude dalla vita quotidiana di Chaaria anzi ha un vantaggio: permette di osservare tutte le attività che si svolgono al di fuori come spettatore e di cogliere i significati più profondi dei gesti di ognuno: professionisti, operatori, pazienti. Un tesoro che giorno dopo giorno si è arricchito e che ho portato con me tornando a casa. 
Un contatto, nella maggior parte dei casi, soltanto visivo che mi ha permesso di rivalutare molti eventi della vita e di riformulare una scala di valori totalmente rivisitata nell'ordine di importanza degli eventi. 
Ad oggi con gli strumenti di nuova acquisizione: il coagulometro e l'analizzatore per gli elettroliti sono stati raggiunti altri obiettivi significativi nello sviluppo tecnologico, professionale e di servizio offerto.Indubbiamente la crescita dell'ospedale registrerà incrementi importanti anche in laboratorio con impatto diverso sugli operatori rispetto a quello registrabile in reparto, ambulatorio, sala operatoria. 
La srtumentazione in dotazione, permetterà di sopportare carichi di lavoro notevoli. Infatti, dati statistici alla mano, è noto che ogni apparecchiatura generalmente lavora al 10 % delle sue potenzialità. I tecnici, forti della loro background professionale e della loro esperienza sapranno affrontare il cambiamento senza influenza alcuna sull'efficienza quotidiana del servizio con un'efficacia invidiabile.

Anna Sampò



 
 

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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