mercoledì 12 giugno 2013

Lettera di Fratel Ludovico

Carissimo Fr Beppe,
Fr Roberto mi informa del libro che hai scritto. Ho provato grande gioia e piacere. Ti ringrazio della tua generosità. 
Un po' insolita la procedura della pubblicazione del libro (vendita online) per me che sono anziano da aggiornare, ma apprezzo con il mio sincero Deo Gratias!
Nella mia riflessione ritengo che questo libro di testimonianze sia una ricchezza, sia Divina Provvidenza. Sono convinto che farà molto bene a tante persone a gloria di Dio e conforto della povera umanità.
Penso che il tuo messaggio potrebbe portare molto frutto se tu volessi tradurlo anche in Inglese a beneficio di tanti in Africa che non leggono l'Italiano.
So che il tuo libro rispetta la cultura tradizionale africana e fa capire che noi missionari siamo qui per aiutare e ci spendiamo nel servizio con tanto amore per Dio e per il vero bene del prossimo.
In questo senso la traduzione in Inglese avrà anche un possibile ruolo vocazionale, oltre che una valenza evangelica.
Con l'augurio che tutto vada bene a gloria di Dio e sollievo della povera umanità, con gratitudine per il tuo operato e la benedizione del Signore, assicuro la mia povera e fraterna preghiera.

Con stima e amore nel Signore.

Fr Lodovico



PS: Informiamo che il libro è da oggi disponibile anche nelle librerie delle Edizioni Paoline, oltre che online al sito www.libreriadelsanto.it

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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