martedì 18 giugno 2013

Naomi e gli altri

Dopo tre giorni di vacanza Naomi è oggi ripartita per la scuola con le lacrime agli occhi. 

Il prossimo appuntamento con lei sarà in agosto; fino ad allora rimarremo in contatto con l’affetto e la preghiera.
Naomi sta studiando con molto impegno e davvero spera di poter ottenere un risultato migliore dell’anno scorso nell’esame finale.
Questa volta abbiamo trovato Naomi più forte e meno dimagrita, segno che si sta adattando alla nuova vita da “studente interna”. Come al suo solito, è stata giuliva ed entusiasta nei giorni in cui è rimasta con noi a Chaaria.
Naomi è partita, ma tanti altri amici sono arrivati.
In questi giorni abbiamo infatti la gioia di lavorare nuovamente con Pietro Rolandi (chirurgo veramente molto generale e capace di fare un po’ di tutto) e con Federica (anestesista veterana di Chaaria). Con loro abbiamo accolto e conosciuto anche una nuova volontaria: Giorgia, specializzanda di chirurgia generale ed anch’essa molto buona e generosa.
Abbiamo poi la gioia di aver accolto nuovamente il Dr Pierantonio Visentin che si fermerà con noi due settimane insieme alla figlia Fiorenza.
C’è con noi anche Rosella, come sempre disponibile a far tutto quello che serve, ed Agnese (la sorella di Sr Oliva) che è venuta ad onorare la sua memoria ed a farle visita sulla tomba.





Cerchiamo di superare la nostalgia per Naomi che già ci appesantisce il cuore, e gioiamo di un gruppo di volontari tanto ricco ed eterogeneo.

Fr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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