Con grande tristezza diamo notizia della morte della nostra
dipendente Elizabeth Gacheri, di 35 anni, madre di due bambini e sorella della
nostra assistente di sala Evanjeline Kanja.
Elizabeth lottava da quasi due anni contro un tumore della
mammella che si era presentato in una forma molto anomala: aveva subito ben due
biopsie per linfonodi del pilastro anteriore dell’ascella, entrambi positivi
per cancro. La mammografia e l’eco mammaria erano però sempre risultate
negative.
Data la complessità diagnostica, l’avevamo perciò affidata
alle cure del Kenyatta National Hospital di Nairobi, dove Gacheri ha subito
dapprima mastectomia e poi chemioterapia.
Per circa un anno la sua salute è andata bene. La malattia
sembrava sotto controllo e lei non accusava importanti effetti collaterali per
la chemio.
Poi il tracollo è arrivato veloce, quasi improvviso, circa tre settimane fa: si è rivolta a me per
un dolore sordo all’epigastrio, e purtroppo l’ecografia mi ha mostrato una
diffusione metastatica impressionante.
Presto le sono gonfiate le gambe, poi è
arrivata l’ascite. Fortunatamente l’analgesia da noi impostata si è rivelata
efficace e siamo riusciti a controllarle il dolore pressochè completamente. Da
alcuni giorni era subentrata una certa confusione mentale, e da ieri non
riconosceva più nessuno, salvo in rari attimi di lucidità.
Se n’è volata in cielo alle 16.30 di oggi pomeriggio.
Lascia un marito disoccupato con due figli sulle spalle, ed
una sorella che probabilmente dovrà prendersi cura di quei bambini.
Ciò che ha aiutato Gacheri nel suo Calvario è stata una
potentissima negazione freudiana che ha costruito un muro tra lei e la verità,
un muro che Gacheri non ha mai avuto la volontà di infrangere.
Ha affrontato la
mastectomia con non-curanza; anche la chemio andava a farla con non-shalance;
quando è stata ricoverata per la malattia terminale, si è aggrappata ad un test
per la malaria positivo, ed ha continuato a negare l’evidenza.
Io ho provato ad
affrontare con lei il discorso delle metastasi, ma Freud è venuto in suo
soccorso: “saranno effetti collaterali dei farmaci che mi fanno a Nairobi”.
Ieri, come spesso accade, in un breve momento di lucidità,
Gacheri ha avuto il suo canto del cigno: ha detto di sentirsi molto meglio e di
voler essere dimessa... poi è ripiombata nel suo ottundimento senza dolore.
Spiace sentire i commenti di tanta gente qui attorno: “le è
stata fatta una fattura! Le hanno mandato il malocchio!” Sappiamo comunque che
la superstizione è un nemico dell’umanità a tutte le latitudini.
Forse non molti volontari la ricordano perchè era molto
umile: lavorava come “subordinate staff” nel corridoio del dispensario, e,
oltre che della pulizia, si occupava anche degli orfani e della ricezione dei
nuovi ricoverati, a cui dava la divisa, accompagnandoli poi in reparto. Gacheri
era anche quella che lavava e cambiava i nuovi pazienti, quando in carrozzina o
in barella. Qualche volta ha anche fatto da traduttrice per i medici ed i
chirurghi durante la loro attività ambulatoriale.
A questo punto, anche a nome di Elizabeth Gacheri che ora è
in Paradiso, non posso non ringraziare il Dr Lino Marchisio ed i suoi
collaboratori per aver voluto sponsorizzare la chemioterapia a Nairobi.
Purtroppo è stato inutile, ma è stato importante provarci. Abbiamo davvero
fatto tutto il possibile per lei.
Sono sicuro che Gacheri pregherà ora per chi l’ha aiutata
durante la sua malattia. Oggi mi trovo a non avere una sua foto, ma ne
pubblicherò una bella nei prossimi giorni, in modo che chi la ricorda possa più
facilmente pregare per lei.
Naturalmente ora rimane il dolore.
Più avanti bisognerà affrontare il problema dei bambini.
Fr Beppe
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