martedì 24 settembre 2013

Intervista di Luca Collodi a Fratel Beppe a Radio Vaticana

Fr. Beppe Gaido, medico, missionario religioso del Cottolengo
Ci sono stati tempi in cui a Chaaria, villaggio nel centro-nord del Kenya, si discuteva di alti principi etici, di grandi tematiche internazionali, ci si confrontava su globalizzazione, si facevano riflessioni più o meno filosofiche sulla responsabilità dei popoli africani nel mantenimento della loro condizione di sottosviluppo. 
"Ora non ho più voglia di parlare, di esprimere giudizi, proporre soluzioni. Credo che l'unica risposta al male del mondo sia il silenzio accompagnato dal nostro impegno serio e costante nel servizio a chi soffre".
"Ad un passo dal cuore" di Fr. Beppe Gaido (Edizioni Paoline) è un messaggio che Fratel Beppe (nella foto a destra, durante la presentazione del libro all'aeroporto di Fiumicino), invia sotto forma di un diario dei giorni più significativi della sua esperienza di medico a Chaaria. 
Il Chaaria Mission Hospital, opera in una zona del Kenya rurale e poverissima. Inizialmente un dispensario, oggi è un ospedale con 160 posti letto con servizi, tra l'altro, di Medicina interna, Pediatria, Maternità, Riabilitazione-Fisioterapia e Chirurgia generale. 
Presidio contro AIDS, l'ospedale di Chaaria offre con Fratel Beppe Gaido, un servizio giornaliero di vaccinazioni per i bambini e donne in gravidanza. 

(a cura di Luca Collodi)










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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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