Ieri era il 2 settembre,
una data certamente molto significativa per tutti coloro che amano e conoscono
la spiritualità di San Giuseppe Cottolengo.
Il 2 settembre 1827
infatti il canonico Cottolengo era profondamente in crisi e veniva chiamato in
una stalla non lontana dalla sua parrocchia per amministrare il sacramento
degli infermi ad una giovane donna morente.
La donna, di nome Maria Giovanna
Gonnet, era in viaggio con la diligenza da Milano verso la Francia, e divenne
molto malata strada facendo: fu portata all’ospedale della maternità in quanto
incinta, ma in esso fu rifiutata perchè febbricitante (ed allora non c’erano
antibiotici, per cui si temevano le epidemie di malattie infettive).
Il marito
la portò dunque all’ospedale generale delle Molinette, ma in esso non fu
ricoverata in quanto gravida, ed in quella struttura non esisteva una
maternità.
Ecco quindi che già nel 1800 qualcuno poteva essere rifiutato e
morire abbandonato in una stalla a causa della burocrazia.
Le condizioni
peggiorarono rapidamente e per il marito, povero ed incapace di affittare una
stanza in un albergo, non rimase che essere portato in quella stalla dove i
gendarmi radunavano i vagabondi ammalati.
La scena che il
Cottolengo si trovò di fronte al suo arrivo fu devastante per la sua anima in
ricerca: una donna abbandonata e priva di cure, i figli che la guardavano
piangendo disperatamente, il marito che imprecava contro un sistema sanitario
che, con regole rigide e senz’anima, aveva rifiutato la sua sposa ora in fin di
vita.
Il medico dei poveri (una
figura di medico condotto già esistente ai tempi del regno sabaudo) fu chiamato
ed in effetti venne in fretta, ma non fu in grado di salvare la paziente che
morì subito dopo aver dato alla luce un figlio anch’esso destinato ad andare in
Paradiso pochi minuti più tardi, subito dopo aver ricevuto il battesimo per
mano del Cottolengo.
La scena fu devastante
per il nostro santo!
Perchè il Signore aveva
voluto che fosse testimone di un avvenimento così triste ed ingiusto? Perchè lo
aveva portato ad essere protagonista di una scena surrreale in cui una mamma
moriva abbandonata in una città piena di ospedali, in cui i bambini piangevano
con occhi sgranati di fronte al corpo della loro mamma e del fratellino
ultimogenito, ed in cui un marito disperato bestemmiava e se la prendeva con
Dio?
Il nostro fondatore ha
avuto il coraggio di interrogarsi e di chiedersi quale fosse il messaggio che
Dio gli stava dando attaverso quella scena: nelle lacrime, in quel momento
devastante, in quella stalla colma di sangue e di dolore, il Cottolengo ha
ricevuto come una nuova vocazione; è stato chiamato e convertito nuovamente.
La nuova vocazione che il
Cottolengo ha sentito in cuore gli chiedeva di donarsi completamente per i
poveri al fine di evitare che fatti come quelli relativi a Maria Giovanna
Gonnet potessero ripetersi ancora: si è sentito chiamato a vivere per i più
poveri, per coloro che sono abbandonato dall’ente pubblico. Ha capito che il
Signore lo voleva testimone del suo amore misericordios per i più abbandonati,
affinchè nessuno potesse più morire da solo.
Ed è da questa esperienza
di dolore che è nata l’avventura della Piccola Casa: non da un’illuminazione
interiore, da una caduta da cavallo come avvenne a San Paolo, o da un corso di
esercizi spirituali!
Ed è proprio da tale
evento che mi vengono alcune suggestioni relative a Chaaria, pur con umiltà e
senza volerci paragonare in alcun modo al Cottolengo, ma sperando nel contempo di
ripercorrerne le orme e di essere a lui fedeli.
Quasi sempre i nuovi servizi sono nati da una esperiernza di morte, di
abbandono e di povertà: ripenso ai tanti bambini che vedevo morire come mosche
e che non riuscivo a salvare; furono le loro morti innocenti a spingermi ad attrezzare
Chaaria per le trasfusioni. Rivado con la mente alla prima donna che ha chiesto
di partorire a Chaaria perchè non aveva soldi per andare in altri ospedali; le
ho detto di no, perchè non eravamo attrezzati, ed essa si è seduta al cancello
della missione ed ha partorito sulla terra, sicura che poi l’avremmo aiutata.
Quel parto per strada è stato per me uno shock che mi ha convinto che dovevamo
iniziare con il servizio della maternità. Non potrò mai dimenticare la ragazza
a cui agli albori di Chaaria ho detto di no per un raschiamento. L’ho
indirizzata ad un ginecologo perchè io non sapevo cosa fare per lei.
La giovane
però non ha mai trovato i soldi per l’altro ospedale ed è morta a casa per
anemia. Quella vita stroncata dalla mancanza di soldi mi ha convinto che avrei
dovuto imparare tale pratica clinica per il bene di tante altre persone povere
come lei.
Anche noi, come il Cottolengo, ci siamo trovati di fronte a scene
inquietanti, a situazioni devastanti e ci siamo chiesti: perchè il Signore ha
voluto che noi fossimo testimoni di questo avvenimento? Che cosa ci vuol dire
attraverso di esso? Quale chiamata ha in serbo per noi attraverso tale
sofferenza?
Pure noi, come il Cottolengo, abbiamo avuto il coraggio di lasciarci
interpellare; non abbiamo fatto orecchio da mercante ed abbiamo cercato di
dire, in comunione con il nostro fondatore: “facciamo di tutto per evitare che
situazioni del genere si ripetano in futuro. Impegnamoci per chi è rifiutato e
non ha dove andare per chiedere aiuto”.
La storia della Piccola Casa nasce da una donna che muore; quella di
Chaaria nasce da tante morti e situazioni estreme che hanno toccato il nostro
cuore.
L’avventura della Piccola Casa prende le prime mosse da una donna gravida; e
così è anche stato per tutta l’attività osterico-ginecologica di Chaaria che
tanto preponderante è diventata nel corso degli anni.
Sono suggestini di grande incoraggiamento per me perchè mi aiutano a
comprendere che Chaaria è in linea con la spiritualità e con gli ideali di San
Giuseppe Cottolengo.
Fr Beppe
Nessun commento:
Posta un commento