venerdì 28 marzo 2014

Il pozzo nero

Alcune settimane fa ho dato relazione di un grande lavoro di manutenzione straordinaria che si è reso necessario a causa del blocco completo del tank di raccolta liquami a fianco del reparto generale “Madre Nasi”.
Abbiamo realizzato un lunghissimo cunicolo nel sottosuolo per portare il materiale fognario molto lontano dall’ospedale nella “shamba”. Anche di questa parte della realizzazione edilizia avevamo fornito documentazione fotografica.
Questo cunicolo, in cui scorrono le tubazioni per gli scarichi fognari e che è ora competato, scaricherà il suo contenuto in un enorme pozzo nero che è ormai in avanzata fase di costruzione.
Le dimensioni e la profondità del pozzo ci lasciano sperare che per qualche anno non dovremmo avere più problemi per gli scarichi fognari del reparto generale.
Le spese per quest’opera edilizia non da poco ci sono state fornite, come sempre, dalla Divina Provvidenza. 



Stavolta non posso citare nessuno tra i donatori, in quanto si tratta di piccoli oboli di tante “vedove del Vangelo”.
Il Signore comunque conosce i loro nomi e certamente ha già ricompensato tutti con il centuplo quaggiù, oltre che con la vita eterna poi... il più tardi possibile!
Come sempre, ringrazio Fr Giancarlo per l’insostituibile collaborazione e per le capacità tecniche che sempre dimostra nel risolvere gli innumerevoli problemi logistici e di manutenzione che via via Chaaria ci presenta.
Grazie anche ai muratori che si sono fatti un bel “mazzo”, visto che qui non abbiamo escavatori, ruspe o martelli pneumatici, e tutto è stato realizzato con piccone, badile ed olio di gomito.


Fr Beppe Gaido





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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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