sabato 27 giugno 2015

Le studentesse a casa per il week end

In questo week end abbiamo avuto la gioia di rivedere le nostre studenti.
Naomi è venuta a casa in una pausa degli esami che sta sostenendo presso la sua scuola per segretaria.
Mama Sharon ha avuto due giorni di vacanza dopo aver terminato gli esami del secondo trimestre del corso per tecnica di sala operatoria.
E' stata una gioia grande rivederle e poter condividere insieme qualche momento di serenità. Entrambe rientreranno a scuola lunedì mattina. 
Per Mamasharon il cammino non è lunghissimo in quanto le lezioni teoriche finiranno a dicembre; ad esse seguirà un tirocinio pratico di quattro mesi che essa ha già deciso di fare qui a Chaaria nella nostra sala operatoria. Per cui praticamente riprenderà a lavorare con noi a dicembre.
Per Naomi il cammino è molto più arduo in quanto la sua scuola dura tre anni, ed al momento sta frequentando il primo. 



Ma Naomi è molto determinata. Insieme a Naomi ed a Mamasharon, rinnoviamo la nostra riconoscenza verso i benefattori che, con le loro offerte, stanno concedendo ad entrambe di arrivare al traguardo di un titolo di studio che tanto le aiuterà nella vita: dopo la scuola entrambe saranno infatti più sicure di sè ed avranno un'autostima certamente rafforzatata dagli sforzi e dai sacrifici che ora stanno facendo ora.
Che Dio benedica abbondantemente i nostri benefattori!

Fr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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