sabato 14 novembre 2015

Recensione del libro Polvere Rossa - Professoressa Maria Cristina Gallorini Farnetani

Il libro di Beppe Gaido e Mariapia Bonanate, Polvere Rossa (Edizioni San Paolo, 2015), appena giunto in libreria, anche se  non è un’opera di narrativa, perché va classificato come «varia», è un libro con una fortissima mediazione letteraria e dagli alti contenuti spirituali.
Ha un’impostazione letteraria perché racconta le storie rilevate presso l’Ospedale di Chaaria in Kenya e sono storie di vita quotidiana, molto avvincenti, raccontate da due operatori del Cottolengo. 
In effetti, come è avvenuto con  la lettura di Ad un  passo dal cuore, anche in questo nuovo libro di  Fratel Beppe Gaido, il racconto potrebbe far pensare a un romanzo, scritto molto bene, pertanto con ottima capacità fabulatoria, ma sono soprattutto le storie, in alcuni casi inverosimili, o ancora meglio, incredibili, che potrebbero far pensare di leggere un’opera di fantasia. Invece è la realtà in cui vivono milioni di persone  e l’aggettivo incredibile è quello più appropriato.
Per questo il confronto fra la realtà descritta e l’impegno generoso di tanti volontari, rappresentano una forte testimonianza del Vangelo che dimostra le immense risorse e la vitalità della Chiesa.
I commenti del lettore alle storie, agli avvenimenti, alle situazioni descritte potrebbero prestarsi ad analisi caratterizzate da un alto coinvolgimento emotivo, o di ammirazione per coloro che hanno dedicato, come Fratel Beppe, la propria vita alla missione di alleviare sofferenze o povertà.
Nei secoli scorsi la volontà di aiutare il prossimo si è estrinsecata con tutta una serie di modelli e proposte, ognuno dei quali nella diversità, conteneva l’obbiettivo di agire concretamente per alleviare le sofferenze e realizzare la promozione umana.
Alla fine della lettura dei due libri, fra le varie sensazioni che evocano, si può trovare una linea conduttrice che è quella che non tanto noi dobbiamo vedere il Cristo nel volto dei sofferenti, ma dobbiamo fare in modo che siano i sofferenti che vedano il volto del Cristo in ognuno di noi.


Professoressa Maria Cristina Gallorini Farnetani

Volontaria dell'Associazione Volontari Cottolengo Mission Hospital Chaaria


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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