La cosa che a volte mi sta pesando di più in questo periodo, non è neppure il monte ore di lavoro, quanto piuttosto il fatto che i ritmi siano davvero troppo intensi: fare un intervento chirurgico è senza dubbio anche bello; ti riempie di soddisfazione e ti dà anche una buona scarica di adrenalina, ma, tra un’operazione e l’altra , ci vorrebbe un momento di stacco, anche per conservare la lucidità mentale necessaria per il prossimo paziente.venerdì 11 dicembre 2015
I ritmi di Chaaria
La cosa che a volte mi sta pesando di più in questo periodo, non è neppure il monte ore di lavoro, quanto piuttosto il fatto che i ritmi siano davvero troppo intensi: fare un intervento chirurgico è senza dubbio anche bello; ti riempie di soddisfazione e ti dà anche una buona scarica di adrenalina, ma, tra un’operazione e l’altra , ci vorrebbe un momento di stacco, anche per conservare la lucidità mentale necessaria per il prossimo paziente.Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.
Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.
Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.
Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.
Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.
E poi, andare dove?
Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.
Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.
Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.
Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.
Questo è quello che facciamo, ogni giorno.
Fratel Beppe Gaido
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