lunedì 21 dicembre 2015

Pseudocisti pancreatica


Anche oggi ci siamo trovati nella necessità di operare un giovane uomo per una enorme massa cistica in epigastrio, che già all'ecografia ci era parsa di origine pancreatica.
Prima di operare abbiamo voluto essere certi che la diagnosi fosse corretta, in quanto la massa era enorme, si estendeva all'ipocondrio di sinistra e non vedevamo nè la milza, nè il rene sinistro.
La TAC addominale ha supportato la diagnosi di pseudocisti pancreatica, ed ha localizzato milza e rene sinistro che erano stati dislocati in basso dall'effetto massa.
Sia all'eco che alla TAC c'era anche una importante epatomegalia.
L'amilasi era aumentata a 600 U/L, come in una pancreatite cronica, e così pure gli esami di funzionalità epatica erano modicamente alterati. All'emocromo avevamo una granulocitosi spiccata con circa 25.000 globuli bianchi. Le piastrine erano elevate, mentre l'emoglobina era decisamente bassa a 6.9 g/dl.
Abbiamo raccolto alcuni dati anamnestici ed è venuta fuori una chiara storia di pesante consumo di alcool, anche se (come tutti del resto) il paziente giurava che da un po' di tempo aveva smesso di bere.
Pancreatite ed epatopatia cronica sono una funesta complicazione dell'alcoolismo, ed anche la storia ci ha quindi indirizzati verso la diagnosi di pseudocisti pancreatica.
All'apertura dell''addome, chiaramente disteso a causa dell'enorme massa cistica, abbiamo avuto alcune difficoltà inaspettate: la prima è stata l'epatomegalia, più pronunciata del previsto. il fegato si estendeva infatti ben oltre la linea mediana ed occupava anche parte dell'ipocondrio sinistro.


La seconda difficoltà è stata il fatto che c'erano segni peritoneali di una pregressa peritonite chimica: l'omento appariva saponoso ed estremamente ispessito; aderiva inoltre saldamente alla massa cistica e lo scollamento provocava sanguinamenti continui. Ciò non era affatto incoraggiante, considerata l'emoglobina di partenza ed il fatto che non avevamo sangue in emoteca.
La terza difficoltà era rappresentata dal fatto che lo stomaco era dislocato in basso a destra, e gran parte di esso non aderiva alla cisti.
Ho avuto momenti di disorientamento: ero tentato di drenare la cisti alla cute e lasciare un drenaggio fino all'arrivo del prossimo chirurgo dall'Italia.
Scollando meglio l'omento appiccicato alla massa, mi sono però reso conto che una parte di essa era saldamente ancorata alla parete posteriore dello stomaco, nella parte superiore dell'organo, non troppo lontano dal cardias.
Ho quindi aperto la parete anteriore dello stomaco ed ho praticato una apertura della cisti attraverso la parete posteriore dello stomaco stesso: abbiamo aspirato più di 3000 ml di materiale siero-ematico di color marrone scuro.
Abbiamo quindi marsupializzato questa apertura ed abbiamo quindi suturato la cisti allo stomaco. A questo punto abbiamo inserito un sondino naso-gastrico ed abbiamo chiuso la parete anteriore in tre strati.
Abbiamo lavato abbondantemente la cavità peritoneale, dove comunque un po' di liquido cistico era fuoriuscito, e dove c'erano segni di un processo necrotico emorragico come da pancreatite pregressa.
Ora il paziente è stabile e non pare aver perso molto sangue.
Speriamo che il post'operatorio proceda senza intoppi.

Fr Beppe




Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....