domenica 20 marzo 2016

Che Domenica, oggi!

Stamattina presto siamo stati alle prove con una paziente che continuamente andave in ipoglicemia.
Abbiamo fatto del nostro meglio e ci siamo impegnati al massimo con le terapie del caso, ma inaspettatamente a mezzogiorno la paziente è morta, lasciandoci un po' con l'amaro in bocca.
Io ho seguito il caso solo da lontano, lasciando ad altri le decisioni cliniche del momento, perchè subito dopo Messa abbiamo avuto un paziente con addome acuto: siamo quindi corsi in sala ed abbiamo lavorato tanto per salvargli la vita. Si trattava di una importante sindrome aderenziale che aveva causato un'occlusione meccanica. 
C'era anche una perforazione ileale che ha reso il tutto più difficile, ma crediamo di aver fatto un buon lavoro ed adesso il paziente è sveglio ed è in buone condizioni.
In pediatria sono arrivati alcuni bambini gravissimi, con convulsioni, malaria cerebrale, polmonite. Sono al momento tutti vivi, ma due di loro sono ancora appesi ad un filo, con febbre altissima e coma profondo: speriamo che ce la possano fare.
L'ambulatorio oggi è stato un vero massacro, con code infinite e pazienti da visitare fin verso le 18.


Inutile dire che siamo stanchissimi perchè i fine settimana ormai non costituiscono più uno stacco dalla normale routine: si lavora allo stesso ritmo anche il sabato e la domenica.
Pensare che domani è lunedì e si ricomincerà nuovamente con l'assalto di centinaia di pazienti, al momento mi causa una vena di scoraggiamento...ma spero che una notte di riposo mi ridoni la forza che oggi sembra mancarmi un pochino.
In tutto questo marasma, oggi abbiamo comunque celebrato la "Domenica delle Palme", ed a tutti i lettori auguriamo una Settimana Santa colma delle benedizioni di Dio e ricca di preghiera.

PS: Alla dottoressa Marialuisa Ferrando che oggi ha finito il suo servizio a Chaaria esprimiamo la nostra sincera riconoscenza, ed ufficialmente le diciamo che la accoglieremo ancora tutte le volte che vorrà tornare.

Fr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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