sabato 27 maggio 2017

Mi viene dentro tanta rabbia

Angela è una ragazza handicappata di 16 anni.
Ci è stata portata dalla mamma perchè a termine di gravidanza.
La ragazza vive nel suo mondo di fiabe e certamente non sa dirci nè chi è il padre, nè tantomeno l'età gestazionale...a dire il vero non sa neppure parlare e comunica con la mamma a mugugni per noi incomprensibili.
E' molto irritabile; forse ha contrazioni e sente dolore...ma, chi lo sa? Non si fa assolutamente visitare dallo staff dell'ospedale, nonostante tutte le possibili tecniche di persuasione.
Con molta difficoltà riusciamo in qualche modo a fare l'ecografia ostetrica, mentre Angela contina a dimenarsi ed a girarsi sul fianco; ma della visita ginecologica non se ne parla neppure. Angela salta come un grillo e si mette a corrre via dalla stanza.
Dall'eco mi sembra comunque a termine.
Siccome nessuno riuscirebbe a monitorare il suo travaglio e neppure ad assisterla al parto, d'accordo con la mamma che firma il consenso informato, decidiamo di fare il cesareo elettivo.
Per la spinale vale lo stesso discorso fatto sopra: Angela ha paura di tutto e non se la lascia assolutamente fare; giocoforza siamo obbligati a scegliere la sedazione con ketamina.
Meno male comunque che il cesareo lo abbiamo fatto: abbiamo in effetti estratto un bambinone di 3500 grammi, ed il liquido amniotico era già tinto di meconio.


L'intervento è andato bene, ma il post-operatorio si sta rivelando molto problematico. Angela urla e si dimena, si strappa la medicazione e si toglie i vestiti; non dà per ora segni di interesse per il neonato.
Vorremmo affidare il bimbo alla mamma di Angela, ora diventata nonna.
Lei però si stringe nelle spalle e mi guarda con occhio disperato.
Lo so cosa mi vuol dire con il suo comportamento non-verbale: "ma come faccio a prendermi cura del bimbo se passo le giornate a tener ferma questa mia figlia che si dimena?"
Il neonato è quindi ora nel nostro nido e lo nutriamo con latte in polvere.
Angela è una adolescente dall'apparenza normale, forse un po' sovrappeso; non sembra neppure handicappata se non parla e non compie movimenti.
Pochi minuti con lei comunque e già ti accorgi che il suo quoziente intellettuale è ben al di sotto di quello di Kimani o di Mururu per esempio.
Questa considerazione, unita al fatto che Angela non si fa assolutamente toccare o visitare, neppure da una tenera e gentile infermiera, mi porta a pensare che questo bambino sia il frutto di uno o più stupri violenti.
Senza essere trattenuta a forza, certamente Angela non accetterebbe un atto sessuale che comunque non capirebbe e che la spaventerebbe a morte.
Provo rabbia e ribrezzo al pensiero che nel circondario di Chaaria ci siano uomini disposti a scendere tanto in basso!

fr Beppe


Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....