sabato 22 luglio 2017

Una preziosissima donazione

Oggi abbiamo toccato con mano ancora una volta le carezze della Divina Provvidenza.
In un momento di particolare bisogno, data l'estrema congestione di pazienti in ospedale, la Fondazione LUBDUB ci ha donato ben dieci nuove carrozzelle e due barelle per l'ospedale.
I volontari che sono stati a Chaaria conoscono il nostro eterno problema di carenza di carrozzine per alzare i pazienti alettati e per trasportarli da una parte all'altra dell'ospedale.
Era sotto gli occhi di tutti lo stato di estremo sfacelo delle poche carrozzine a nostra disposizione in ospedale.
Per non parlare delle barelle: dall'inizio dello sciopero e' una lotta continua per trovarne una libera.
Spesso non si riesce a portar fuori un malato dalla sala perche' non c'e' una barella per portarlo in reparto.
A volte non abbiamo barelle libere per accogliere un malato grave da un matatu all'ambulatorio, e lo dobbiamo portare in braccio.
Onestamente forse in questo momento ci servirebbero dieci barelle in piu', e non soltanto due, anche perche' molto spesso esse fungono da letto quando non ci sono piu' spazi liberi per i nuovi ricoveri: siamo comunque molto contenti di quello che abbiamo oggi ricevuto.


Dopo interessamento e pratiche burocratiche varie portate avanti da Fr Giancarlo e Fr Robert, un'altra ONG ci ha invece donato cinque carrozzine per i nostri Buoni Figli. 
Tale associazione si occupa soprattutto di bambini handicappati, e questa e' la ragione per cuinon ha potuto donarci  piu' carrozzelle: quelle che avevano infatti erano troppo piccole per la maggior parte dei nostri ospiti al centro.
Hanno pero' promesso di farci avere carrozzine da adulto in tempi brevi.
Onestamente siamo molto contenti di questi doni, e ringraziamo sia Dio che i nostri benefattori.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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