lunedì 28 agosto 2017

Barcellona per Chaaria

Dopo il terribile attentato che ha colpito Barcellona, la gente di questa stupenda citta' ha voluto gridare al mondo che non ha paura.
Mi sento particolarmente toccato dagli eventi di Barcellona, sia per esserci stato di recente, sia per i rapporti affettivi intensi che mi legano ad amici che laggiu' ci vivono, sia per aver avuto a Chaaria di recente due stupende volontarie spagnole, una delle quali proprio di Barcellona.
Helena e Paula non solo hanno vissuto un'esperienza stupenda di volontariato, aiutando Sr Anna nel duro lavoro delle medicazioni e del nursing di base per i pazienti piu' gravi, ma hanno voluto anche continuare il loro lavoro per Chaaria in patria.
Hanno lavorato tanto e ieri hanno con successo organizzato un evento pro Chaaria a Barcellona. 
Hanno attirato moltissime persone ed hanno raccolto una ingente somma di denaro per l'ospedale che useremo per acquistare un altro concentratore di ossigeno.
Grazie di cuore a Paula ed Elena, studenti di medicina al terzo anno, entusiaste, generose ed umili.


Grazie a tutte le persone di Barcellona che hanno partecipato all'evento ed hanno contribuito a favore di Chaaria.
Che bella questa fraternita' mondiale che ci lega e ci rende segni di un mondo unito che e' ancora possibile, nonostante i segni di violenza e di disgregazione che a volte tentano di scoraggiarci.

Fr Beppe






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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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