venerdì 22 settembre 2017

Sign and AO scholarship

Ieri sera al Congresso Sign si e' tenuta la family reunion, con cena di gala a cui hanno partecipato tutti i partecipanti oltre ai donatori di Sign.
La dottoressa Makandi ed io siamo stati prescelti, insieme ad altri medici dall'Uganda, dal Sud Sudan e dalle Filippine, per ricevere la scholarship che ha coperto tute le nostre spese di viaggio negli Stati Uniti.
Abbiamo avuto la possibilita' di parlare di Chaaria, dei nostri ideali di servizio incondizionato ai poveri, dei nostri sogni per incrementare ulteriormente i servizi che offriamo ai bisognosi.
Credo che abbiamo toccato il cuore di molti soprattutto con la passione ed il coinvolgimento emotivo delle nostre presentazioni: la dottoressa Makandi parlava con le lacrime agli occhi.
Sign ha promesso di aiutarci ancora di piu' sia con nuovi tipi di impianti ortopedici e sia con occasioni di formazione per me e per la dottoressa Makandi.


In un consesso di specialisti e professori universitari, certo la nostra testimonianza di medici che vogliono aiutare tutti, che desiderano imparare sempre cose nuove per allargare il ventaglio delle nostre prestazioni, impressiona tantissimo ed in parte stupisce e sconvolge.
Abbiamo sperimentato generalmente molto affetto, stupore e supporto, soprattutto dagli organizzatori del congresso.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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