mercoledì 29 novembre 2017

Ricominciamo

Non posso sinceramente dire che il lavoro sia diminuito e non credo di aver avuto molto tempo per prepararmi.
Era mia intenzione ricominciare le lezioni per lo staff del giovedi' mattina subito dopo la fine dello sciopero, ma e' stata dura smaltire il sovraccarico di pazienti in reparto ed in sala operatoria.
Ora pero', se non mi do una spinta e non cerco di rimotivarmi, mi sa che le lezioni non le ricomincero' mai piu', con la scusa che c'e' troppo da fare.
Ecco perche', a denti stretti, ho preparato una lezione sulla fisiologia della guarigione delle fratture, e domani alle 8 presentero' la mia prima classe dopo circa 8 mesi di interruzione, motivata dai vari scioperi e dal superlavoro che ne e' derivato.
E' faticoso prepararsi nel ritmo continuo e vorticoso di Chaaria; e' a volte una tentazione quella di dire che la cosa piu' importante e' servire e non c'e' tempo per le presentazioni accademiche.
Ma senza studio si peggiora sempre e ci si fossilizza sulle quattro cose che si sono sempre fatte. 
Senza aggiornamento non si rimane come eravamo, ma si torna indietro, si dimentica e si peggiora.
Studiare, preparare le lezioni, presentarle e discutere i vari argomenti con lo staff ci mantiene aggiornati e costituisce un continuo allenamento per il mio cervello senescente. 


Non so quanta attenzione prestino i miei colleghi di Chaaria alle mie parole ed alle mie diapositive...qualcuno certamente dorme e molti non fanno neppure lo sforzo di venire a lezione pur essendo in turno.
Le lezioni del giovedi' comunque servono prima di tutto a me e sono parte integrante della mia formazione professionale permanente. Per parlare un'ora al giovedi', mi preparo per almeno tre ore... e spesso di notte.
Mi preparo e studio prima di tutto per me stesso, e poi per i colleghi che hanno voglia di ascoltarmi e di imparare qualcosa. 
Non so se allo staff le lezioni piacciano o meno, se le sentano un peso oppure una grande occasione di crescita... ma io mi ostino a pensare che siano importanti per Chaaria.
Quando mi preparo e quando presento, il centro rimane comunque il malato ed e' per lui che continuamente mi aggiorno e studio.
Se miglioriamo, se cresciamo nelle conoscenze e nelle prestazioni, questo e' sempre e solo per servire meglio i nostri pazienti.
Pensatemi domattina. Spero di non essere troppo arrugginito e noioso.

Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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