venerdì 24 novembre 2017

Un abbraccio da Chaaria

Novembre e' da sempre il mese con la piu' bassa densita' di pazienti.
Piove e le strade sono difficili.
La gente non ha ancora avuto i raccolti e mancano i soldi per andare in ospedale.
Eppure non ce la facciamo a star dietro al grande lavoro che abbiamo, soprattutto in sala operatoria. Le liste sono sempre impossibili e quotidianamente dobbiamo posticipare pazienti che hanno aspettato tutto il giorno per l'operazione, perche' non riusciamo a concludere la lista.
Abbiamo ortopedici e ginecologi dall'Italia che febbrilmente si competono le due sale, mentre io mi devo barcamenare tra di loro per trovare qualche tempo per la chirurgia generale e per le emergenze. Oggi per esempio, oltre agli immancabili cesarei, ci sono state un'ernia strozzata ed una peritomite purulenta da appendicite.
E' sempre difficile conciliare tutto...gli ortopedici vogliono il massimo del tempo in sala perche' tra una settimana se ne vanno. 


La ginecologa non puo' posticipare le sue emergenze ostetriche, ma i pazienti affetti da altre patologie chirurgiche si lamentano quando stanno alcuni giorni in ospedale senza essere messi in lista operatoria.
Alla sera siamo stanchissimi, con la sensazione che sia sempre di piu' quello che non siamo riusciti a fare, rispetto al poco che invece abbiamo fatto.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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