venerdì 1 dicembre 2017

Batterie un pò scariche

“Tanto tempo fa, un giovane principe divenne molto amico di un suo coetaneo poverissimo, figlio di un contadino del suo feudo. 
Erano legatissimi e passavano molte ore a giocare insieme. Poi un giorno il principe venne incoronato re e dovette partire per un’altra città da cui avrebbe regnato. 
Chiamò quindi l’amico povero per un ultimo saluto e gli disse: ‘in nome della nostra amicizia, ti chiedo di farmi un regalo che mi sia sempre di aiuto e di ispirazione interiore e che mi ricordi sempre di te’.
Il ragazzo povero si trovò in una profonda crisi ed iniziò a cercare disperatamente che cosa quel regalo avrebbe potuto essere. Egli pensava: ‘lui è ricco ed ha già tutto. Io non ho soldi. Che cosa posso regalargli che lo soddisfi?’
Preso dallo sconforto, un giorno si sedette sul ciglio della strada vicino ad un artigiano che di professione scolpiva statuine di ebano.
Si confidò con l’anziano e saggio artista, il quale gli rispose: ‘tutto lì? Non ci sono problemi. So io cosa prepararti per il tuo amico principe. Vieni tra un paio di giorni’
Ed intanto arrivò il giorno dell’addio ed il principe chiamo l’amico al suo cospetto: ‘è l’ultima volta che ci vediamo. Hai trovato un dono che saprà parlarmi di te e darmi pace ogni volta che lo guarderò?’


‘Sì, mio signore’, e consegnò al principe una statuina di ebano sulla cui basa era scritto: ‘stai sicuro che tutto passa’.
Il principe rimase alquanto deluso del dono; cionostante lo mise nei suoi bauli e partì per la città lontana in cui sarebbe stato incoronato re. Arrivato alla reggia, pose la statuina sul caminetto della sua stanza da letto.
Un giorno, ormai sovrano da tempo, stava facendo una visita ufficiale in una città dove era entrato in trionfo dopo una vittoria militare.
Tutti lo esaltavano, lo adulavano e lo applaudivano, ma egli in cuor suo sentiva che una gloria di quel genere non avrebbe potuto durare a lungo. Arrivò in camera pieno di gioia esteriore ma anche esausto ed un po’ svuotato; quindi guardò la statuina sul caminetto, e questo lo aiutò molto: tutto passa, non può durare, non può essere sempre così.
Mesi dopo in un’altra battaglia, il re perse gran parte dei suoi uomini ed una buona fetta del suo regno venne invasa dal nemico.
Raggiunse la sua camera con il cuore a pezzi ed ancora guardò la statua sul caminetto: tutto passa... e tale frase gli diede il coraggio di non cadere nella disperazione e di aver fiducia in tempi migliori.
Fu in quel momento che si rese conto che davvero il dono del suo amico povero era capace di ricordargli la persona cara e di dargli pace nel cuore ogni volta che lo guardava”.

Ho sentito questa storiella nella predica della messa di oggi in ospedale. Spesso qui i sacerdoti usano predicare con filastrocche e fiabe che portano alla gente un messaggio semplice ed importante per la loro vita.
Per come mi sento in quest’ultimo periodo, la storia è stata di grande incoraggiamento anche per il mio cuore.
Ho le batterie un po’ scariche e faccio un po’ di fatica a tirare avanti.
Credo che in parte si tratti di stanchezza fisica. Il lavoro in effetti è aumentato tantissimo.
Forse però anche l’aspetto psicologico di essere sempre da solo gioca un ruolo non indifferente, e credo che la stanchezza psicologica sia quella che mi sta tagliando le gambe di più: andare a Meru a lezione con l’idea che potrebbero comunque chiamarmi per un cesareo è pesante anche se poi in effetti non mi chiamano ed a lezione ci posso stare fino alla fine. 
Non avere mai un medico alla domenica ha il suo peso anche quando magari al pomeriggio l’ambulatorio si svuota. La lista operatoria finisce in orario decente e non ci sono cesarei urgenti: rimane il fatto che sono sempre di guardia, di notte e di giorno.
Poi c’e’ il peso dell’ingratitudine, la gelosia della gente e di certi colleghi che a volte sembra solo vogliano spiare i miei errori per buttarmi giu’ e per attaccarmi alle spalle.
Non cito l’angoscia che provo ogni volta che un post-operatorio non va bene...sto male di giorno e non ci dormo di notte. Faccio fatica a parlare con i parenti e temo le loro reazioni.
Quando le cose non vanno bene, vorrei lasciar perdere, impegnarmi di meno, fare di meno, fare solo cose facili, per ridurre le possibilita’ di complicazioni e di problemi. Ma poi penso che questa sia una posizione codarda, come sarebbe quella di non guidare piu’ perche’ si e’ avuto un incidente stradale.
Nonostante i momenti di debolezza e di scoraggiamento in me e’ sempre fortissima l’attrazione per la preghiera di Michelangelo: “Signore, donami di desiderare sempre di piu’ di quello che posso realizzare”.
Voglio fare di piu’, pur sapendo che questo mi comportera’ molte piu’ sofferenze: quasi nessuno di quelli che guariremo ci verra’ a dire grazie; sara’ invece possibile che i nostri sbagli ci attirino critiche e problemi.
A volte non sto bene e semplicemente sono stanco, ma è difficile spiegarlo agli altri, e chi non mi conosce mi pensa intrattabile, chiuso e poco socievole: io magari non parlo tanto e mi isolo un po’ solo perchè ho voglia di piangere ed a volte non riesco a gestire il dialogo senza che mi spuntino le lacrime... ma l’interpretazione degli altri talvolta è che io innalzo muri nei rapporti umani.
Delle volte sono teso, ma è una mia crisi interiore, e non ce l’ho con nessuno.
In questo stato di “guazzabuglio interiore” mi aiuta la fiaba che il prete ha raccontato a Messa, perchè so che anche questo momento passerà.
So anche che non si tratta semplicemente di dormire bene una notte senza essere chiamato. 
Devo ritrovare la serenità e la pace con me stesso: devo prendere la vita così come viene, accettando i momenti in cui tutti sono contenti di me ed anche quelli in cui qualcuno di me non è contento affatto, mi attacca e mi accusa: devo pensare che in ogni caso niente dura per sempre e tutto passa.
Devo affrontare i problemi uno alla volta e non farmi prendere dall’ansia quando tutto mi viene riversato addosso nello stesso momento, ed io mi sento soffocare: anche questo è a volte un aspetto della mia stanchezza. 
In genere i problemi capitano in contemporanea e non si sa da dove iniziare; l’altra crisi è che giustamente tutti vogliono risposte “subito”, ed è proprio questo “tutto e subito” che non sono in grado di gestire emotivamente. 
Devo imparare a fare tutto quello che posso e poi accettare che tante cose comunque non riuscirò a farle; devo gioire dei miei successi, accettando anche gli inevitabili fallimenti e le loro conseguenze. 
Devo pensare ai malati che vanno a casa guariti, senza tormentarmi per quelli che invece non sono riuscito a salvare dalla morte. 
Devo cercare di essere buono con tutti, ma anche accettare i limiti del mio carattere che non è affatto perfetto.
So comunque che le batterie scariche si possono ricaricare, e che ogni situazione di stanchezza e di scoraggiamento può trovare una soluzione...perchè tutto passa.
Sono sicuro di avere le energie interiori per riprendermi: ho solo bisogno di un po’ di tempo per rimettere in ordine le mie priorità.
Chiedo a chi mi vede in questi giorni di avere un po’ di pazienza con me: sto combattendo con me stesso, con la mia stanchezza, con le mie delusioni, con il mio scoraggiamento, con il mio carattere... ma non ce l’ho assolutamente con nessuno. 
Non sono arrabbiato con nessuno e mi spiace se in questi giorni sorrido poco: sono in pace con tutti e ringrazio tutti... sto solo cercando di ritrovare la pace con me stesso. 
Mi è stato detto che sono poco sereno: questo vero, ma sto cercando la serenità e spero di ritrovarla presto in me.
Oggi la Provvidenza mi ha mandato un dono strano...forse un messaggio per dirmi di tirarmi su.
Ero affannato, e nel corridoio affollato dell’ambulatorio tutti chiamavano e volevano passare per primi. Sono fuggito tentando di chiudermi la porta dello studio dietro le spalle per difendermi da tutti. Non ci sono riuscito perche’ una donna la spingeva per entrare.
Le ho detto che non avevo tempo per lei e che dovevo correre in sala.
Lei non si e’ arresa ed ha detto, senza entrare: “ non voglio niente...ma non posso non ringraziarti. Mi hai operato di fibromi perche’ non riuscivo ad avere bambini, ed ora ho un figlio. Che Dio ti benedica!”
Una carezza del Signore in un giorno con le batterie scariche.
Grazie a tutti coloro che diranno una preghiera per me per aiutarmi a “far passare” anche questo momento di bassa.

Fr Beppe


Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....