venerdì 8 dicembre 2017

La fucina di Chaaria

Vorrei iniziare il post di oggi con un pensiero spirituale del Dalai Lama, che dice piu’ o meno: ci sono solo due giorni della vita in cui non puoi fare niente per gli altri. Ieri e domani. Proprio per questo impegnati al massimo oggi nel servizio del prossimo.
Questo aforisma del buddismo tibetano mi aiuta sempre moltissimo ad alzarmi al mattino e ad affrontare i nuovi impegni, anche quando e’ dura e quando la giornata si presenta complicata ed estenuante.
Mi incoraggia pure a prendere decisioni radicali, che abbiano come fine l’aiuto del prossimo molto piu’ che l’autodifesa da eventuali problemi medico-legali.
Ed anche oggi la fucina di Chaaria lavora a tutto vapore.
Le fratture sono in crescia esponenziale.
Ormai tutti sanno che a Chaaria operiamo tutti, operiamo subito e non facciamo pagare gli impianti che inseriamo.
A dicembre poi alla solita epidemia di incidenti della strada si aggiunge la famigerata “mango syndrome”, e cioe’ il fatto che molti bambini cadono dagli alberi di mango su cui si arrampicano alla ricerca dei dolcissimi frutti di stagione.
Abbiamo ricostruito ossa a tutto spiano; abbiamo messo chiodi e placche e raddrizzato arti guariti in posture abnormi per mesi.
Apohie su occupa delle ulcere e delle piaghe, e con gli innesti cutanei fa guarire ferite che sono rimaste aperte per mesi ed anche anni.


Le due sale operatorie sembrano in effetti fucine, ed in esse si sentono rumori nuovi, come quelli della sega elettrica, del dermatomo, del trapano, del martello e scalpello... ma in questi giorni riviviamo un po’ quello che era stato il titolo del primo cortometraggio in “superotto” su Tuuru e sull’azione caritativa del Prof Operti: “gli storpi camminano”...e’ vero, molti storpi riprendono a camminare a Chaaria, magari dopo mesi di alettamento per una frattura non curata chirurgicamente per mancanza di soldi.
Ci stiamo buttando in interventi veramente impressionanti, come quando abbiamo rimosso dalla coscia di un uomo una massa enorme, dal peso di 15 kg. Nessuno degli altri ospedali aveva voluto rischiare, ma noi abbiamo avuto di mira il bene del malato che ormai non riusciva piu’ neppure a mettersi i pantaloni, tant’ era grosso quel bestione che speriamo benigno.
Anche dopo questo intervento ho pensato al Dalai Lama.
Avrei potuto rifugiarmi nella paura, e forse nascondere cosi’ la mia vigliaccheria... invece, con un po’ di coraggio e temerarieta’, abbiamo pure oggi fatto del bene senza posticiparlo a domani.

Fr Beppe Gaido


Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....