lunedì 8 gennaio 2018

Mururu è volato in cielo...




Questa sera alle 22 il nostro caro Mururu ci ha lasciati ed e' andato in Paradiso.
Ha sofferto molto nell'ultima settimana.
Abbiamo fatto tutto quello che potevamo, compresa tanta fisioterapia respiratoria, terapia antibiotica con farmaci di ultimissima generazione, terapie per lo scompenso cardiaco.
Ma non e' valso a nulla.
Da ieri le sue condizioni generali sono continuamente peggiorate. Era in edema polmonare con secrezioni che gli impedivano di respirare. Lo abbiamo assistito con aspiratore, con ossigenoterapia, ma non e' servito a niente.
Si e' spento con Fr Giancarlo e Fr Dominic al suo fianco ed ora e' in Paradiso e prega per noi.
Onestamente sentiro' molto la mancanza di Mururu, anche se so che per angioletti come lui e' molto meglio smettere di soffrire ed andare in Paradiso.

fr Beppe



Mi permetto di aggiungere pochissime parole, solo per dire quanto la dolcezza di questa persona, abbia saputo sfiorare il cuore di tutti i volontari che hanno avuto la fortuna di conoscerlo...come me.
La tristezza per questa notizia mi pervade, ma sono certa che così come ha scritto Fr. Beppe, ora Mururu è in Paradiso e lassù continua ad essere una perla nera (il dr. Luciano Cara lo sa bene...) preziosissima.
Un abbraccio per te Mururu...

Nadia



2 commenti:

Unknown ha detto...

Buon viaggio caro Mururu, resterai sempre nei nostri cuori, è veramenter triste pensare di tornare a Chaaria e non trovarti li...ci mancherai.
Marco e Lisa

Fr. Beppe ha detto...

Grazie di cuore Nadia per quello che hai scritto. Mi manca Mururu, il mio amico del cuore, le sue parole sussurrate in un orecchio, la sua stretta di mano che non ti lasciava piu', il suo bisbigliare in un linguaggio che solo lui conosceva, la sua tenerezza con tutti, con gli orfani e con gli altri Buoni Figli. Mancherai a molti, carissimo Mururu!


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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