mercoledì 7 febbraio 2018

Chaaria nascosta

E’ vero che Chaaria e’ conosciuta soprattutto per il servizio che facciamo dai Buoni Figli ed in Ospedale.
E’ pero’ altrettanto vero che ci sono servizi nascosti ma assolutamente necessari che permettono a Chaaria di tirare avanti e di migliorare sempre.
Come tutte le grandi strutture la nostra missione ha continuamente bisogno di manutenzione, di riparazioni e di miglioramenti.
Non c’e’ giorno che passi senza un tubo dell’acqua rotto, senza una fogna che perde o senza l’impianto elettrico in panne.
Bisogna tagliare la legna da ardere per le cucine, riparare le panchine che si rompono, sturare i gabinetti quando sono intasati, costruire i mobili, ecc.
Di tutto questo si occupa Fr Giancarlo con la squadra della manutenzione.
Sono lavori nascosti, che nessuno nota.
Sono pero’ assolutamente necessari alla vita della missione.
Tra tutte le altre cose, stiamo ora installando un sistema di illuminazione esterna a pannelli solari, un sistema simile a quello che si usa per l’illuminazione pubblica.
Si tratta di luci di sicurezza la cui batteria si ricarica di giorno.


Grazie alla fotocellula esse si accendono alla sera automaticamente e si spendono alle luci dell’alba.
Molte parti della missione per il passato molto buie sono ora illuminate…ed in piu’ risparmiamo energia elettrica.
Un grazie sincero a Fr Giancarlo anche per questa nuova idea davvero geniale.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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